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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Documenti, prego

Raramente leggo Andrea Vitali da Bellano (Lecco). Ci ho provato, ma non riesco ad avvicinarlo alla letteratura lombarda di Piero Chiara, solo per fare un nome. Le storie di paese di questo medico condotto mi sembrano davvero minime, quasi costruite per risultare simpatiche al maggior numero di lettori possibile.

Ho invece acquistato questo romanzo, che probabilmente per altri autori definiremmo racconto breve, incuriosito dalla descrizione: una storia di suspense, kafkiana, che precipita un uomo "normale" in un incubo poliziesco. All'ultima pagina si può dire che anche la descrizione è vagamente acchiappa-clienti. Chi ha una certa età può forse inquadrare la trama nel filone dei brevi racconti che Mondadori raccoglieva sotto il nome di Hitchcock.

Raccontare la trama significa svelare ogni cosa, quindi mi limito ad un cenno: il protagonista, un rappresentante commerciale di una ditta, vive l'incubo di un controllo di polizia che sconfina tra il sogno e la realtà. Descrizioni distopiche (finalmente ho usato questo disgraziato aggettivo in una recensione!) alzano il livello della tensione, giocando anche sul fenomeno dell'identificazione.

In ultima analisi, è una storiella molto italiana, che si fonda sull'innata diffidenza che caratterizza il nostro rapporto con la polizia e in generale con gli apparati dello Stato. Anche per questo lo giudico un po' facile, come un lieto fine a Natale. Se proprio non avete altro nella pila dei libri da leggere.

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