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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Immagina i corvi, di Luigi Sorrenti

All'uscita di questo libro, nell'ormai lontano 2012, ricordo di averne sfogliato una copia in una libreria di Como, senza però decidere di acquistarlo. Ero incuriosito dalla copertina (come spesso succede), dalla trama di ambientazione pugliese, ma probabilmente il cospicuo numero di pagine mi intimoriva. L'ho cercato più volte negli anni successivi, senza purtroppo ricordarne il titolo esatto. Ironia del destino, il suggerimento per la lettura del romanzo mi è arrivato dal sito della biblioteca del mio paese.

La trama si presenta immediatamente intrigante: l'immaginario paese di Spinòsa, nell'entroterra pugliese si trova a vivere nell'estate del 1986 una stagione di delitti e di pazzia, accompagnati da una siccità prolungata che riduce la popolazione allo stremo delle forze. Arrivano i corvi, come in una fantasiosa piaga biblica, e arrivano gli omicidi. Uccisioni cruente, che ricordano tragici fatti di sessant'anni prima: stessi corvi, la morte di un ragazzo, un colpevole che forse era solo un capro espiatorio.

Molti personaggi si rubano la scena in questo racconto corale, in cui nessuno è protagonista fino in fondo. La polizia indaga, la soluzione sembra dietro l'angolo, ma la Morte è più veloce. Ci sarà lo zampino del Demonio? Chi è l'uomo vestito di nero, il forestiero che si materializza nelle notti più calde e inquietanti, mentre tutti sono impegnati a guardare in televisioni le partite dei mondiali del Messico?

Luigi Sorrenti scrive un romanzo di tutto rispetto, seguendo la tecnica del narratore onnisciente: ogni capitolo lancia un'esca al lettore, avvincendolo alla prosecuzione della lettura fino all'ultima pagina. Una tecnica un po' banale, si dirà. Forse lo è, ma qui funziona magnificamente, e ci conduce al colpo di scena che si intuisce soltanto quando l'autore lo costruisce davanti ai nostri occhi. Non bisogna farsi condizionare dalla quarta pagina di copertina, davvero un pessimo esempio di marketing editoriale: sciorinare commenti raccolti in Rete da lettori semi-anonimi è una sciocchezza buona solo per quelli che comperano i libri al supermercato, tra un ricettario e una raccolta di barzellette di un calciatore.

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