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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Orrore (recensione)

Da sempre appassionato ai brividi letterari e cinematografici, potete forse immaginare il mio interesse per questo racconto lungo (o romanzo breve, ma è una definizione fin troppo generosa) da poco pubblicato per i tipi di Feltrinelli. Fornisco qualche ragguaglio sulla trama, senza peraltro svelare dettagli nell'interesse del futuro lettore.

Il protagonista del racconto rientra in Italia dagli Stati Uniti, per trascorrere insieme alla moglie e al figlio di pochi mesi qualche giorno di vacanza. Durante un incontro con la coppia di amici Lidia e Diego, quest'ultimo accenna ad un episodio sconvolgente che si è verificato qualche tempo prima, nella località di montagna dove i due avevano una casa. Isolato nel bosco, c'è un vecchio mulino, in stato di apparente abbandono. Lidia e Diego un giorno decidono di entrare attraverso una finestra rotta, e scoprono un ambiente inquietante: tutto è coperto di polvere, tranne un tavolo, un frigorifero, e un bagno in cui giacciono forniture ospedaliere. Su un muro campeggia una maschera grottesca.
I due fuggono in preda all'agitazione, e decidono di non parlare più della spiacevole esperienza.

Ma queste promesse, in un romanzo gotico, sono destinate ad essere prontamente infrante. Ed ecco che i protagonista è messo a conoscenza dei fatti. Da questo momento, nella sua mente scatta un interruttore: deve scoprire la verità, costi quel che costi. Rimanda negli USA la moglie con il bambino, e decide di affittare una stanza nella locanda più vicina al bosco. Il mulino è ancora abbandonato, ma perfino il tentativo di contattarne i proprietari con un'offerta di acquisto naufraga in un mare di omertà. Che cosa succede in quella costruzione abbandonata?

Interrompo il riassunto della trama, perché altrimenti togliere ogni interesse alla lettura diretta del racconto di Pietro Grossi, e propongo alcune riflessioni personali.

Innanzitutto, occorre dire che l'autore non ha prodotto una storia completamente svelata: per contro, alla fine del libro sono più gli interrrogativi che le certezze. Il mistero non è spiegato a chi legge, si intuiscono alcuni dettagli da horror crudo ma nulla di più. Nell'aria resta sospesa l'impressione di una storia di distruzione psicologica più interiore che oggettiva, anche al netto dei fatti cruenti delle ultime pagine.

Come giudicare l'opera? Sia chiaro: è scritto bene, si legge d'un fiato e la suspense regge fino all'ultimo istante. Però troppe pagine della parte centrale sembrano esistere fini a se stesse, quasi che l'autore non sapesse realmente quale taglio dare alla trama. Buona letteratura di intrattenimento, pur lontana dai modelli che l'autore cita nelle numerose interviste reperibili con una semplice ricerca in Internet. Sette meno meno, voto di incoraggiamento per aver tentato un genere insidioso.

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