Ogni scrittore che si rispetti insegue il proprio libro
maledetto. Dopo l'anticipazione in un precedente volume, e dopo molti mesi di attesa, è finalmente disponibile il nuovo romanzo dello scrittore e alpinista
Mauro Corona. Pubblicizzato come solo i grandi editori sanno fare, questo libro delle mummie - vedremo poi perché - offre diversi livelli di lettura.
Per poter spiegare ai frequentatori di questo blog ciò che intendo dire, devo fare un veloce riassunto della trama. Innanzitutto, il romanzo è scritto in prima persona, da una voce narrante che si diverte a sovrapporsi a quella di Corona stesso. Questo protagonista, che vive nelle montagne friulane (occidentali), è un uomo allo sbando. Disgustato dalla vita, desideroso di finirla, si ritira in una minuscola baita in quota. Durante i lavori di ristrutturazione, nell'intercapedine di un muro compie la scoperta che lo precipiterà nell'abisso dell'orrore: tre mummie di donna, incartapercorite, ma soprattutto ricoperte di simboli indecifrabili. Una scrittura antica, fatta di simboli particolari.
L'incubo inizia presto: i sogni dell'uomo si popolano di incubi, fatti di violenza sessuale da parte delle mummie. Inizia subito anche la ricerca di una chiave per tradurre in italiano le pergamene umane. Così, tra dosi di belladonna, fiaschi di vino da dieci litri, una cerva innamorata e un minuscolo bruco delle foibe, il lettore accompagna il protagonista in una indagine oltre il tempo. Ovviamente, non rovino la sorpresa a coloro che vorranno leggere il romanzo.
Come dicevo più in alto, il libro può evidentemente essere letto come una
fiction del mistero, nonostante i molti riferimenti - talvolta stucchevoli - alla realtà in cui vive Mauro Corona. Ma è possibile leggerlo come una riflessione sul senso del vivere in preda alla disperazione e all'autodistruzione. Questa interpretazione è stata molto incoraggiata dai mezzi di informazione, che hanno collegato certe fragilità del protagonista con altre dell'autore. Francamente, rispettando sempre il dolore altrui, credo che non ci si debba lasciar impressionare troppo dai propositi autodistruttivi che si leggono ripetutamente nel libro: Mauro Corona è vivo, e tutto lascia presagire che ci regalerà altre fatiche letterarie nei prossimi anni!
Infine, c'è la lettura più attuale e amara: quella della violenza sulle donne, che emerge fin dalle prime pagine. Una violenza fatta di soprusi quotidiani, probabilmente "normali" nella società montanara dei secoli passati. Non esisteva una particolare differenza di percezione tra la donna e gli animali che popolavano gli alpeggi: tutti sottomessi al potere assoluto del maschio di casa.
Mauro Corona è un personaggio talvolta inquietante: scrive parole toccanti, ma ne sa pronunciare di dure e spietate. Questo romanzo, forse anche più logorroico del necessario, segna il ritorno al genere di un grande narratore. Da leggere, ma non da imitare.
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