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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Corniche Kennedy

Come sempre alla ricerca di letteratura francese, sebbene maldisposto dopo la lettura di una recensione scritta da un collega bibliofilo, mi sono lanciato nella lettura di questo breve romanzo della scrittrice Maylis de Kerangal. Il risvolto di copertina è un tale susseguirsi di premi ed elogi da suscitare qualche diffidenza. Ma procediamo con ordine.

La trama: la corniche Kennedy è una delle tipiche strade che attorno a Marsiglia corrono a strapiombo sul Mediterraneo. Sì, esiste davvero, ma non so se la descrizione dell'autrice sia realistica. Sylvestre Opéra è un flic (sbirro) di mezza età, sovrappeso, malato di diabete, triste solitario y final. Insomma, un personaggio alquanto scontato nella letteratura contemporanea. Il suo mestiere è quello di combattere un crimine di primaria importanza: quello commesso dai ragazzini che si tuffano in mare senza rispettare i divieti. E va bene, magari è una buona idea...

Dall'altra parte (della strada, del binocolo, della vita) ci sono, appunto, i ragazzini marsigliesi. Brutti, sporchi, ignoranti, dediti al cazzeggio e alla piccolo criminalità occasionale. Vivono nelle case popolari (ma guarda, che originalità!), hanno famiglie disgregate (però, geniali questi scrittori francesi!), la scuola non fa per loro (standing ovation!). La loro occupazione quotidiana è quella di esibirsi in tuffi sempre più pericolosi, che è una forma nobile dell'arte di chi piscia più lontano.

E poi arriva una ragazza, Suzanne. Non è di Marsiglia, ma di Parigi (parbleu!). Subito seduce il capo della banda con il fascino della straniera, per di più ricca. Durante un tuffo notturno, nel disprezzo della polizia, tre ragazzi trovano in acqua un pacco di droga, e meditano di fuggire all'estero per rifarsi una vita.

Si è notato che la trama non mi ha convinto? Aggiungiamo infine la scrittura: senza punteggiatura essenziale, contorta, sfiancante. Tante parole, poca ciccia. Si legge nel risvolto che questo libro è stato suggerito come lettura per le scuole superiori francesi. E poi dice che uno si butta a destra (cit.).

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