Stamattina ho letto molti commenti su un articolo inerente lo sbarco sulla Luna. Come e più della piattezza della Terra, si tratta di un evento storico flagellato dalle sciocchezze dei cosiddetti scettici. Ora, a pochi giorni dal cinquantesimo anniversario, anche un noto quotidiano fa sponda ai negazionisti dell’allunaggio.
Insegnanti, divulgatori, docenti universitari, storici, si sono precipitati a suggerire la vecchia medicina: lo studio, preferibilmente sui libri di fisica, ingegneria, matematica. E, ovviamente, storia. Tutto giusto, ma perché non funziona? Perché queste teorie strampalate e complottiste si moltiplicano peggio dei conigli di Fibonacci?
Sono di indole incline al pessimismo, e propendo per una spiegazione sociologica: l’uomo (sempre inteso come abbreviazione di essere umano) ha un’attrazione all’ottimizzazione, probabilmente legata all’evoluzione del cervello. Se punta ad un obiettivo, cerca (giustamente) la via più breve, e comunque la via meno faticosa. Si tratta di un approccio intelligente, che però può sortire effetti nefasti.
Se è intelligente costruire utensili con poco sforzo, oppure progettare automi capaci di svolgere lavori pesanti, meno intelligente è cercare scorciatoie alla formazione intellettuale. L’intelletto è la virtù che più separa l’uomo dal resto del mondo animale, e non è un bene che il cervello impigrisca come un pensionato sul divano. Si dice che internet è una gigantesca enciclopedia, e tecnicamente è accettabile. Il problema nasce con l’uso che ne facciamo.
Gli eruditi classici possedevano enormi biblioteche, ma il punto è che leggevano e studiavano su quei libri. Internet, al contrario, è spesso utilizzata come un paracadute contro l’ignoranza: ignoro la tal cosa, ma posso sempre cercare in Rete. Questa accessibilità , ben diversa dall’accessibilità di una biblioteca cartacea, ci sta rendendo svogliati, e anche più insipienti.
Questa tendenza al risparmio delle forze emerge, legittimamente, in tutti gli ambiti. Pochi giovani accettano di svolgere mansioni faticose, anche se onestamente retribuite e come esperienza temporanea. Non sto ora rimpiangendo i vecchi tempi del lavoro manuale nei campi, però il fenomeno è lo stesso di prima:se l’obiettivo è quello di condurre una vita serena e soddisfacente, perché non tentare la via più economica? Il mondo è pieno di persone piuttosto “semplici” che guadagnano soldi a palate senza mai fare fatica. Opinionisti, influencer, magari alcuni politici: un lungo elenco. Imparare un’arte costa anni di lavoro e di fatica, fisica e intellettuale. Ne vale davvero la pena? Questa è la domanda cui proprio la nostra intelligenza ci ha portati a formulare!
Generazioni di donne e uomini hanno costruito un presente pieno di strumenti straordinari, ma non è chiaro che il futuro seguirà la stessa strada. Esiste un massimo (relativo o assoluto) per la funzione di evoluzione intellettuale? Un livello oltre il quale l’umanità diventa vittima della sua stessa intelligenza, e inizia a regredire verso l’ignoranza a causa della (teorica) accessibilità dell’informazione?
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