L'estate degli annegamenti di John Burnside narra la vicenda, bizzarra anzichenò, della giovane Liv. A settanta gradi di latitudine nord, per la precisione a Kvaløya, Liv conduce un'esistenza riparata insieme alla madre, pittrice di un certo successo. Pur essendo nata e cresciuta ad Oslo, la ragazza appartiene totalmente al quell'isola solitaria ed isolata che la madre ha eletto a dimora ideale per cercare ispirazione.
È l'estate del passaggio dall'età scolare a quella adulta: Liv termina il liceo e deve decidere che cosa farà da grande. Ma è anche l'estate degli annegamenti: due fratelli gemelli muoiono in mare, l'uno dopo l'altro, senza apparenti spiegazioni. Suicidio, è la giustificazione della società . O sarà colpa dell'influenza di Maia, una ragazza cupa e disadattata, che per Liv incarna la malvagità di una fata crudele?
Proseguire nel riassunto della trama non è banale, perché realtà e fantasia si rincorrono in una danza fuori tempo. Nient'altro che una fiaba gotica, tendenzialmente povera di contenuti come tante favole. Ma il vero pregio di quest'opera, scritta peraltro da un autore che non è nativo della Norvegia, è nella disturbante
diversità della giovane protagonista.
Liv è un personaggio estremo, quasi urticante; ha diciotto anni ma non vuole amici, non vuole una vita lontano dall'isola, non cerca ciòche dovrebbe cercare. Insomma,
è un personaggio che non rispetta i desideri del lettore.
Ecco allora la vera domanda: fino a che punto è lecito pretendere che i protagonisti delle storie siano come noi li desideriamo? Abbiamo, noi lettori, il diritto di essere amareggiati perché l'autore di un libro non ci ha regalato la trama e i personaggi che vorremmo avere davanti agli occhi?
Tanta letteratura, sopratutto quella di successo, rincorre e talvolta anticipa i gusti del lettore
mainstream. Se l'autore avesse voluto scrivere un libro di questo tipo, avrebbe parlato di una diciottenne energica, desiderosa di spiccare il volo, magari tormentata ma non troppo. Un'eroina positiva, ecco!
Invece Liv è decisamente negativa, fin dal primo incontro. Superstiziosa, morbosa, anche un po' arrogante. Pronta a giudicare ma ostile al giudizio altrui.
Io stesso ho avuto la pulsione di abbandonare il libro a metà . Ma avrei fatto male, perché è solo questa discrasia fra le aspettative del lettore e le scelte dell'autore che innalza
L'estate degli annegamenti sopra la soglia della sufficienza. Se Liv fosse come quasi tutti i lettori la vogliono, l'intera storia sarebbe poco più di un episodio di un serial televisivo per adolescenti annoiati.
Invece merita; non è un capolavoro, ma merita di essere letto.
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