Esistono scrittori che attraversano come stelle cadenti la volta celeste della letteratura. Alain-Fournier è uno di questi.
Nato nel 1886 da una coppia di insegnanti, Henri Alban Fournier è un giovane studente che percorre una strada piuttosto travagliata: medita di studiare alla Scuola Navale ma cambia idea, poi cerca di entrare all'Ecole Normale Superieure senza successo. Dopo un inizio di carriera come redattore in un giornale parigino, entra nell'esercito come tenente riservista, e muore nei pressi di Verdun nel settembre del 1914. Il destino, già tragico, si accanisce anche sulle sue spoglie, rimaste in una fossa comune tedesca fino al 1991.
Il grande Maulnes è, di fatto, l'unica opera realmente compiuta di Fournier. Un romanzo di formazione che si intreccia rocambolescamente con la vita dell'autore. La trama narra le avventure adolescenziali di un ragazzo della provincia francese sul finire del XIX secolo. Figlio del maestro, vagamente introverso e malaticcio, diventa amico di Augustin Meaulnes, studente appena arrivato nella regione. Meaulnes è meno bambino dei suoi compagni, ha quel carattere da
leader che spesso si riscontra nei giovani che hanno avuto un'infanzia complicata.
Un bel giorno Meaulnes, inviato a recuperare due persone alla stazione ferroviaria più vicina, scompare: torna dopo tre giorni, turbato. Racconta all'amico di aver vissuto una storia fantastica, dopo aver smarrito la via con il suo carretto. Vagabondando alla ricerca della strada giusta, Augustin è giunto nei pressi di un castello abitato da persone eccentriche. Tutte più o meno mascherate, indaffarate nella preparazione di una sontuosa festa di matrimonio. Quasi suo malgrado, anch'egli è invitato a presenziare al ricevimento, che tuttavia non si terrà mai perché la giovanissima promessa sposa decide di non presentarsi.
Gli invitati si disperdono, mentre il futuro sposo, in preda alla disperazione, fugge nei boschi. Ma in quelle poche ore, Meaulnes ha incontrato la più bella ragazza che avesse mai visto, innamorandosene perdutamente. E' la figlia del castellano, dunque di nobili origini e apparentemente altera.
Il ragazzo decide di ritrovare il castello per chiedere la mano della fanciulla. Non ricorda più la strada per tornare alla dimora, e solo con l'aiuto di un giovane zingaro che per un certo periodo frequenta la stessa scuola riesce ad ottenere indicazioni preziose. Purtroppo la vita spinge Augustin a spostarsi a Parigi, dove conosce e si innamora di una ragazza: la sposa mancata della festa.
In un incrocio molto ottocentesco di destini e di amori, finalmente Meaulnes ritrova la castellana e la sposa. Ma il suo cuore non batte ormai più per lei, deve ritrovare l'amata parigina e riparte, sempre in cerca di una quiete che forse non può avere.
Scritto con lo stile dell'io narrante non protagonista (in questo caso il figlio del maestro di scuola, che a distanza di anni racconta al lettore gli avvenimenti),
Il grande Meaulnes porta ancora i tratti del romanzo romantico che appartiene al secolo precedente. Scritto nel 1913, solo pochi mesi prima che Fournier cadesse in battaglia, il libro è soprattutto l'esorcizzazione del grande dolore causato dall'amore negato. Fournier, nel 1905, aveva conosciuto una ragazza di cui si era perdutamente innamorato, mai ricambiato. Un amore di gioventù, certo; ma anche l'unico che avrebbe mai conosciuto nella sua breve esistenza.
Al romanzo manca, forse inevitabilmente, quella maturità stilistica che caratterizza i romanzi senza tempo. La scrittura è talvolta scolasticamente involuta, la trama è appesantita da episodi marginali cui troppo risalto è dato dalla mano dell'autore. Eppure è difficile non restare ammaliati da questo libro ormai più che centenario. Potrebbe essere, azzardo, una lettura piacevole anche nelle scuole di oggi.
Segnalo, in conclusione, il
sito internet (solo in francese) dedicato al romanzo.
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