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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Io sono Dot

Dopo essere apparso negli Stati Uniti con un titolo difficile da tradurre nel 2015, Einaudi propone ai fan di Joe R. Lansdale questa storia che si legge in un fiato. Dot, diminutivo di Dorothy, è la protagonista della storia: un'adolescente del Texas Orientale, che vive in un roulotte con la mamma e la nonna. Ha lasciato la scuola e lavora come cameriera sui pattini in un fast food della sua città. Il padre è uscito per comperare le sigarette parecchi anni prima, ed evidentemente non ha mai trovato un tabaccaio aperto.

La sorella di Dot convive con un uomo che la picchia, ma non ha il coraggio di andarsene. Dorothy decide di sfogare la rabbia repressa sulle ossa del balordo, e finisce ai servizi sociali presso un canile. Mentre la sua vita sembra incanalata sul binario della rinuncia, si presenta un'opportunità un po' bislacca: partecipare ad una gara di pattinaggio femminile organizzato da un circo. Il premio di diecimila dollari è allettante, così Dot e le altre cameriere decidono di mettersi alla prova. Nel frattempo spunta dal nulla un sedicente zio di Dot, che presto si rivela un pregiudicato dal cuore tenero con un passato da pattinatore di ottimo livello.

Fra incidenti, amori giovanili, malintesi e ossa peste, la giovane Dot diventa adulta e impara che la vita non è così inutile come le era sempre sembrata.

La bellezza di questo libro è proprio nel disincanto con cui l'autore, forse più noto in Italia per il ciclo di Hap & Leonard, narra una vicenda tutta femminile. In un quadro disperante di povertà, emarginazione sociale e crisi famigliare, Lansdale offre la soluzione del sogno americano: puoi farcela, devi solo metterci l'anima.

Da lettore ormai decennale di Lansdale, sono rimasto colpito dalla maestria del finale. La sensazione che resta è quella di un riscatto, cioè del tipico happy end. Eppure le parole scritte non raccontano affatto un lieto fine. L'apparente fallimento materiale è superato solo dalla conquista umana della (e delle) protagonista. Dot è una ragazza più piena di rimpianti che di desideri, ma ci insegna che basta mettere un piede davanti all'altro per iniziare ad andare lontano.

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