Ecco, questo è un.libro che non avrei mai letto, se non fossi andato casualmente nella biblioteca comunale della mia città. Sono piuttosto scettico riguardo alla letteratura italiana contemporanea, ed evidentemente questo romanzo di Claudio Piersanti rientra pienamente nella categoria.
La trama è semplice, direi vagamente francese: Serena, la protagonista, ha diciotto anni e vive in una grande città (mai nominata, io ho pensato di riconoscere Roma da alcune descrizioni) insieme alla zia. Ha perso la madre da piccola, e il padre è sprofondato in una pigrizia maschile fatta di televisione e divano. La vita di Serena non è mai stata facile, avendo subito alcuni interventi di chirurgia estetica alla mandibola.
Nel suo stesso condominio vive il Professore, co-protagonista del racconto. È un tipo strampalato, sulla sessantina. Solitario, quasi misantropo, già docente di scuola superiore ed esperto di filosofia, trascorre giornate ripetitive tra letture impegnate e videogiochi sparatutto.
L'incontro tra Serena e il Professore è banale: lei ha bisogno di ripetizioni, e lui gliele impartisce. Però il loro legame si fa subito più stretto, e per la giovane quell'appartamento silenzioso e pieno di libri diventa un perfetto ambiente per dedicarsi allo studio. A piccoli passi, sempre rispettosi, nasce una profonda amicizia, che diventa affetto quando il Professore comincia a manifestare i primi sintomi di un decadimento psichico. Forse demenza, forse solo un tentativo di tornare alla felicità dell'infanzia.
Serena decide di dedicare la sua vita alla medicina, proprio per curare il Maestro cui è tanto legata. Ma in questo progetto ci mette lo zampino una... ghigliottina!
Non racconto altro, per non sottrarre il gusto della lettura. Questo romanzo, non breve ma scorrevole e piacevole, è una riflessione molto amara sulla capacità di voler bene senza voler possedere. Serena diventa realmente adulta solo quando capisce che nulla è per sempre, e bisogna capire quando è giunto il momento di separarsi dagli affetti.
Ho letto critiche molto aspre a questo libro, definito talvolta un incomprensibile esercizio di scrittura dilettantesca. Io credo piuttosto che molti lettori non siano più abituati ai libri che non pretendono di raccontarci una storia logicamente consequenziale. Questo di Piersanti è un racconto di vita, senza secondi scopi. Sarà pur vero che pochi studenti sono come Serena, e di professori come il Professore se ne incontrano ancor meno. E allora? Forse per questo la storia è meno interessante e profonda?
In conclusione, una piacevole smentita ai miei pregiudizi sulla narrativa italiana dei nostri giorni.
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