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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Marie la strabica

Marie qui louche è un romanzo appartenente alla stagione americana del prolifico scrittore di Liegi, finalmente tradotto in italiano da Adelphi. E' un romanzo dalla struttura inconsueta per Simenon: diviso in due parti per giustificare il salto temporale della narrazione, restituisce al lettore un vago senso di frammentarietà che l'autore avrebbe potuto evitare con una modalità stilistica differente. Nonostante questo, si tratta a mio avviso di uno dei romans durs più intensi.

Marie, la protagonista di questo racconto a due, è una giovane provinciale che lavora come domestica stagionale con l'amica Sylvie. Tanto morigerata la prima, quanto disinibita e arrivista la seconda. Sylvie si concede ad un villeggiante parigino pur di fare il grande salto verso la metropoli e una nuova vita.
Secondo l'antica promessa d'infanzia, le due amiche partono insieme, dividendo una piccola stanza d'albergo con un solo letto matrimoniale. Il ménage non dura a lungo, Sylvie non può accontentarsi di essere per sempre una povera provinciale. 

A distanza di vent'anni, le due amiche si ritrovano per caso: sempre a servizio Marie, mentre Sylvie è diventata la compagna di un ricco industriale ormai vecchio. Ancora una volta, Marie si incarica di aiutare l'amica a non perdere tutto ciò per cui ha lottato. In un ideale cerchio, le due donne si riuniranno sotto lo stesso tetto, come forse hanno sempre desiderato.

Una storia apparentemente semplice, con il classico senso del torbido così caro a Simenon. L'uso spregiudicato della seduzione è contrapposto qui alla vita sacrificata di Marie, che è però la personalità dominante della coppia di amiche. Qual è il senso della simbiosi fra le due donne? Bisogno di condividere la vita, oppure incapacità di spezzare un legame così antico?

I rapporti umani non sono mai univocamente definiti, nella produzione di Simenon, e restano ambigui anche in questa opera della piena maturità dello scrittore.

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