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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Le tre del mattino

Confesso la mia profonda ignoranza: mai avevo letto un libro di Gianrico Carofiglio. Ho voluto iniziare da questo romanzo di formazione, incuriosito anche dagli spunti matematici della trama.

Antonio, circa diciotto anni, soffre di epilessia. I primi attacchi si sono manifestati anni addietro, senza una evidente ragione medica. È il 1983, ed è arrivato il momento di tornare a Marsiglia per l’ultima visita con un famoso neurologo, specializzato nella cura di questa malattia. Lo accompagna il padre, professore universitario di matematica. La madre, umanista e professoressa anch’ella, non può rinunciare ad un importante convegno. D’altronde, i genitori sono separati da tempo, sebbene in buoni rapporti.

Il responso è favorevole ma interlocutorio: se Antonio supererà due giorni senza attacchi la privazione di sonno per quarantotto ore, sarà definitivamente guarito. Un test oggi vietato dalla deontologia medica, ma diffuso in quegli anni. Due giorni destinati a diventare i più belli e importanti per i due uomini, sperduti nella Marsiglia ancora malfamata.

Quartieri sporchi, individui equivoci ma gentili, bar notturni e feste private con giovani donne disinibite sono la cornice di un’esperienza unica per ritrovarsi, e per dirsi cose mia dette. La tristezza del padre cinquantenne, che si ritiene un matematico sulla via del tramonto, accompagna le paure di un adolescente terrorizzato dalla propria patologia, più per convinzione che per reale motivo.

Con grande amarezza, il finale ci ricorda che non si recupera il tempo perduto. Possiamo illuderci che ci sia tempo per tutto, ma non è così. Quella di Carofiglio non è sicuramente una trama originale, ma emerge la maestria linguistica di un narratore affascinante e coinvolgente.

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