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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Il senso del limite


Fa un salto di qualità, lo scrittore pordenonese Gianni Zanolin: dopo i primi romanzi pubblicati per le (bellissime) edizioni di Biblioteca dell'immagine, approda alla più grande Rizzoli. E' sempre protagonista il commissario Vidal Tonelli della questura di Pordenone; anzi, questore facente funzioni in attesa della nomina del nuovo questore.

Le trame di Zanolin rifuggono l'azione, le sparatorie, gli effeti speciali. L'attenzione resta sull'indagine vecchia maniera, fatta di deduzione e analisi delle testimonianze. Può sembrare noioso, a noi che ormai ci nutriamo di serial killer e poliziotti dai modi sbrigativi; invece il talento letterario di Zanolin ci regala sempre ore di lettura piacevole e appassionante.

Nell'autunno del 2018, il sindaco di Pordenone si impicca nella sua stanza di lavoro: nessun biglietto, nessuna spiegazione. Ma, soprattutto, nessuna traccia dei suoi telefoni e del suo computer. Quando il suo corpo viene finalmente scoperto alla riapertura del mattino, si mette in moto una inquietante macchina criminosa: il fontego. Questa parola del dialetto veneziano indica il fondaco, o magazzino; nel gergo sporco della politica rappresenta una congregazione di poteri più e meno forti, trasversali alla società e ai partiti stessi. Gli interessi più diversi si riuniscono per muovere, alla stregua di burattini, i rappresentanti delle istituzioni: promesse, mazzette, raccomandazioni, e tutto ciò che può tenere al guinzaglio anche il più integerrimo degli uomini.

Il questore facente funzioni Tonelli deve respingere le lusinghe del fontego, se vuole rendere giustizia al cadavere del sindaco. Fin dall'inizio emerge un quadro di complotto muliebre, una sorta di associazione a delinquere di stampo femminile che allunga le mani oscene sulla città. Bisogna fare in fretta, oppure il fontego passerà definitivamente all'incasso.

Tonelli non è un santo: frequenta contemporaneamente due donne, una delle quali sposata. Non può permettersi di fare il maralista, ma sa riconoscere il crimine mascherato da ipocrisia. Leggere questa indagine politica mi è stato insperabilmente facile, nonostante io non ami il genere del thriller politico. 

Zanolin è cresciuto, allontanandosi sensibilmente dalle trame regionali del suo Friuli occidentale. Resta l'ambientazione, ma è chiaro che questa storia potrebbe svolgersi a Siracusa come a Cuneo. Un po' mi dispiace, ma tutti dobbiamo prendere il volo.

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