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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Arrampicare

 


Sappiamo che Mauro Corona è ormai un personaggio pubblico, e anche la sua produzione letteraria risente di una certa sovraesposizione. Ho iniziato a leggere quest'ultimo libretto con qualche scetticismo, aspettandomi forse un instant book di poco spessore. Mi sono dovuto ricredere quasi subito, e posso dire di aver ritrovato il Corona che forse preferisco: quello delle memorie, dei fatti di vita vera, talvolta paternalistico ma sempre intelligente.

ArrAmpicAre è un breve memoriale della formazione di Mauro Corona come alpinista e scalatore, dagli anni dell'infanzia a quelli della maturità. Asse portante è la forte amicizia e fratellanza con un altro arrampicatore italiano che fa già parte del mito, Manolo. Dai ghiacci della Groenlandia al sole della California, Manolo e Mauro hanno lasciato un segno indelebile nell'alpinismo degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso, aprendo infinite vie e rischiando troppe volte la vita.

Nei brevi capitoli di questo libro c'è una struggente malinconia che l'autore cela un po' retoricamente dietro l'esatta negazione della nostalgia stessa. Se da una parte è chiaro che vivere di ricordi è la peggior vita, dall'altra il lettore quasi tocca con mano il rimpianto per anni e compagnie che non torneranno più: mai più così tanti, mai più così assieme, per citare l'autore. Tutti soffriamo per gli amici perduti e per quelli mai arrivati, ma leggere questi sentimenti nelle pagine di un libro è una cura insostituibile.

Uno dei motivi per cui apprezzo il Corona scrittore è la sua capacità - forse naturale, forse appresa con l'esperienza - di scrivere come un americano: frasi dirette, brevi e pulite. Mai una parola di troppo, mai la voglia vetero-liceale di stupire il lettore con termini colti e pomposi; quando leggi Corona ti sembra di ascoltare il racconto di un vecchio amico, e questo mi basta per promuoverlo (quasi) sempre.

Mauro Corona è fatto così: parla tanto di sé, ma in fondo parla di ciascuno di noi. Leggetelo.

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