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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Génie la matta

 

Inès Cagnati è stata una voce decisamente irregolare nel panorama della letteratura francese del Novecento. Figlia di emigranti italiani (veneti, per la precisione), ha pubblicato solo quattro romanzi, ha vissuto un'esistenza appartata (ma niente affatto banale) e ha dedicato lungo tempo all'insegnamento. Fino a pochi mesi fa, le opere di questa autrice erano inedite in Italia.

Génie, abbreviazione quasi dialettale di Eugénie, è una donna che vive ai margini della società rurale francese del Dopoguerra. Figlia di un invalido che spende le giornate a leggere vecchi libri che parlano di re del passato, spesso morti di pazzia, e di una matrona arida e decisamente crudele, Génie è stata violentata da un muratore. La violenza le ha dato una figlia, che è la voce narrante di questo romanzo. 

La trama è complessivamente semplice, quasi scontata: tutto ciò che può andare male, andrà male. Tragedie, violenze carnali, morte ovunque. Non sembra esserci scampo per Génie la matta, ripudiata dalla famiglia dopo lo stupro e ridotta a vivere con la bambina in una casa diroccata ai margini del bosco di salici. Il lavoro come sguattera o contadina è il suo unico modo di portare a casa i pasti, mentre la figlia vive nell'incessante terrore di restare sola.

La solitudine è forse la vera cifra di questo racconto che assomiglia certamente ad una fiaba, ma nerissima. Tutti appaiono soli, anche quelli che soli non sarebbero. Il nonno che sfoglia i vecchi libri è solo, per quanto circondato da nipoti e parenti. Perfino l'ignorante muratore è una figura solitaria, che sfoga la sua rabbia nella violenza sessuale. E sola è ovviamente la ragazzina che ci spiega tutto, nonostante i voli di fantasia e la compagnia di una mucca cieca e di un anatroccolo spiumato. Un mondo di individui, senza comunità. Ma ad un certo punto arriva Pierre, un bel ragazzo che promette a Marie, la bambina ormai cresciuta, di andarsene sulle isole azzurre, dove la vita è più bella. Ce la faranno?

A leggere questo romanzo, che poi è decisamente breve nel suo stile asciutto e senza giri di parole, si fa una gran fatica. Non perché sia scritto male, anzi! Si fa fatica perché la Cagnati affonda il dito nella piaga ogni volta che le si presenta l'occasione: non si sfugge al dolore, non si sfugge alla morte, e non si sfugge al proprio destino. Confesso che ad un certo punto ho avuto un moto di ribellione, e sono stato tentato di riporre il libro per eccesso di accanimento. I francesi sono così, all'opposto degli americani: la caduta non è seguita dall'eroico riscatto e dal lieto fine, e questa durezza ci ferisce.

Particolarmente preziosa ed istruttiva è l'intervista all'autrice, che chiude il libro. Un intervistatore - maschio ed inevitabilmente conformista - pone a Inès Cagnati alcune domande piuttosto banali e retoriche. Domande alle quali l'autrice risponde con una vivacità e una sincerità disarmanti. Ma le parole della Cagnati sono tutte attraversate da una malinconia che ci riporta ai temi del romanzo. Nelle ultime parole dell'intervista, l'autrice afferma di essere sicura che le famose isole azzurre, dove la vita è finalmente semplice e bella, da qualche parte esistono. Lei, però, non le ha mai trovate.

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