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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Mare, mare... mare?

Dunque: sono al mare. A Finale Ligure, o più precisamente a Varigotti. Sono arrivato da meno di dodici ore, quindi il buon senso dovrebbe suggerirmi di sospendere ogni giudizio. Tuttavia, vorrei esprimere alcune considerazioni di carattere generale sul mare, inteso come luogo di soggiorno e villeggiatura.

Uno dei miei esercizi preferiti consiste nell'osservare i tipi da spiaggia. L'ho fatto anche oggi pomeriggio, fingendo di leggere un Giallo Mondadori in piazza dei pescatori. La mia conclusione è semplice: al mare andiamo per sfogare i sensi di colpa e le repressioni di tutta la vita. Ho visto anziani pensionati che sfoggiavano unghie corrose e gambette rachitiche come se fosse una passerella di moda organizzata da Nosferatu. Poi sono arrivate le mamme cellulitiche, che sospingevano i pargoletti indemoniati verso la spiaggia; lo scopo era quello di consentire alle piccole locuste di rendere inabitabile un ettaro di sabbia tutto intorno.
Altrettanto caratteristici i branchi di adolescenti milanesi in libera uscita: vestiti come i membri di una gang messicana, arrivano sulla costa con le scarpe da pallacanestro e gli zaini della scuola. E ovviamente sono molto fieri di soffrire le pene dell'inferno quando la ghiaia ligure si infila sotto le stringhe e nelle mutande (firmate) che a San Babila vanno per la maggiore.

Sarò strano, lo ammetto. Però trovo straordinariamente intriganti le ragazze di cento anni fa, che sulle coste della Normandia prendevano il sole nei loro eleganti vestiti di cotone a righe blu. Sono certo che anche loro avevano difetti e imperfezioni sgradevoli. Ma l'eleganza raffinata che traspare dalle fotografie dell'epoca non ha paragoni con la triste esibizione di pancette saltellanti e polpaccetti da calciatore in pensione che ho ammirato questo pomeriggio.

Sono un po' snob, non è così?

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