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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Kafka alle poste

La scorsa settimana ricevo una missiva (cartacea) da Poste Italiane. Mi viene intimato di recarmi in un qualsiasi ufficio postale, munito di documento di identità e di codice fiscale per integrare il mio profilo nell'ambito delle nuove norme anti-riciclaggio. A partire dal 2 luglio, però, non prima.

E va bene, ammettiamo pure che prima del 2 luglio ci fossero ostacoli tecnici. Oggi, 2 luglio, mi reco umilmente al mio ufficio postale di fiducia, munito di tutto e anche di più, attendo la mia bella mezz'ora a circa 15 gradi centigradi (dev'essere un modo astuto per far morire di polmonite i pensionati, all'insegna della spending review), e vengo accolto da un'impiegata. 

"Lei è il signor Mauri?", mi chiede.

"No, sono il signor Secchi", rispondo io.

"Ah. Cominci a darmi un documento e il codice fiscale, così faccio una fotocopia. Mi aspetti qui."

Io aspetto un minuto, l'impiegata torna, apre il mio file personale, chiede conferma che i prodotti di risparmio a mio nome corrispondano a verità (l'anti-riciclaggio dev'essere una specie di autocertificazione, certifico sul mio onore di non riciclare soldi sporchi), segna tutto a penna, su un fogliaccio A4 un po' unto, e mi dice:

"Sa, lei è il primo cliente che risponde. Francamente non abbiamo capito che cosa dovremmo fare, probabilmente lei dovrà firmare un foglio. Io però non so quale foglio. Allora facciamo così: mi lasci un recapito telefonico, e la convochiamo per firmare il foglio. A proposito, che lavoro fa? Il ricercatore universitario dice? Io scrivo RICERCATORE."

Io, conservando il mio aplomb da gentiluomo di mondo, ringrazio e torno a casa. Ora, nel segreto del mio blog, posso dire: ma porca pupazza, mi convocate per iscritto, io accorro, e voi non sapete nemmeno che cosa devo firmare??!! Fra qualche giorno mi convocherete ancora, a voce, e io accorrerò per mettere il mio autografo sull'ennesimo foglio unto? 

Io sono un tipo abbastanza quadrato, e tendenzialmente burocrate per istinto. Ma certe volte proprio non capisco il senso di tutto ciò.

Commenti

  1. passa a conto corrente arancio e, poi,
    chiudi tutto alle poste... spendi meno
    e non ti salta il fegato.

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    1. In generale, devo dire che mi trovvo abbastanza bene. Ho l'ufficio postale a cinque minuti da casa, e faccio quasi tutto con home banking et similia. Purtroppo queste disavventure sono causate dal continuo aggiornamento delle norme di legge, che obbligano i correntisti ad aggiornare i propri dati di persona, perché all'aggiornamento bisogna allegare la fotocopia di un documento e la firma autografa.

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  2. Può essere, però questi cambi di legge
    mi sembra non si applichino alle banche:
    io non ho dovuto aggiornare nulla.
    Vi sono poi costi aggiuntivi (tipo sui
    bonifici, sul bancomat e sulle ricariche)
    piccoli uno ad uno, ma che danno una
    cifra non da poco a fine anno. D'altra
    parte gli interessi corrisposti sui
    risparmi sono ridicoli.
    In più il sito delle poste almeno a me
    faceva cascare le braccia...
    Infine, secondo me conviene sempre avere
    due conti correnti per ogni evenienza
    (se ci sono problemi in uno e hai dei
    pagamenti, che fai?).

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    1. Guarda, non lo so. Sicuramente le poste avevano regolamenti molto più... umani per l'apertura dei conti correnti. Per molto tempo erano gli unici che davano conti correnti alle categorie poco garantite. Quando aprivi un conto, non ti chiedevano la professione: solo per la carta di credito volevano la busta paga (perché la carta di credito è emessa da Deutche Bank). In banca, già tanti anni fa, ti facevano anche una radiografia e l'esame delle urine, prima di concederti il conto :-)
      Adesso il fisco vuole controllare se i movimenti di denaro sono "adeguati" alla professione, per intercettare i pensionati che prestano il conto a gente che fa intrallazzi strani, per dirne una. Infatti mi hanno chiesto espressamente se la mia professione è quella riportata sul documento.

      Io sono un po' prevenuto verso le banche virtuali. Sia per timore di non riuscire a chiarire eventuali situazioni problematiche, sia per un motivo ideologico. Non mi piace l'idea che le banche risparmino sul personale, visto che già speculano abbastanza con i miei soldi. I miei genitori hanno un conto bancario, ma è diventato impossibile avvicinarsi allo sportello: ti chiedono soldi anche per l'aria che respiri. E licenziano i bancari, naturalmente.

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