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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Il collare rosso

Nell'estate del 1919, un procuratore militare e un soldato accusato di oltraggio ai valori della nazione si trovano faccia a faccia. Aristocratico (nel nome)  il primo, contadino e anarcoide il secondo. Tra i due, un cane che abbaia senza sosta.

Inizia così il romanzo di Jean-Christophe Rufin, fondatore di Médecins sans frontières, diplomatico e scrittore di successo. Ai due protagonisti si affianca Valentine, una ragazza-madre che riesce ad essere al centro di una vicenda apparentemente banale. Valentine è la vita, che si contrappone alla morte della Grande Guerra e alla morte della cieca obbedienza militare. Lantier du Grez l'ufficiale di buona famiglia rappresenta la conservazione dei valori civili e militari; Morlac il contadino scopre il fascino della rivoluzione e dell'anarchia.

Lo sviluppo del romanzo è impietoso, nel freddo riassunto che ci offre Lantier: anche i migliori rivoluzionari diventano inevitabilmente reazionari, perché gli opposti si toccano proprio nelle occasioni più umane. Come l'amore. L'esempio di questo cane, che ha seguito il suo padrone per tutta la guerra, ha ricevuto bastonate e ferite, ed è pronto a morire di inedia sulla piazza di fronte al carcere, è probabilmente l'immagine più forte del romanzo. E ci pone davanti alla domanda più difficile: che cosa è la fedeltà? È fedele il buon soldato che uccide il nemico? È fedele la donna che accoglie in casa un rifugiato in fuga?

Il collare rosso non è un capolavoro, e forse non è nemmeno molto originale. Credo tuttavia che affrontare certe questioni sia necessario per restare umani, anche di fronte alle apparenti banalizzazioni dell'ordine costituito.

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