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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Miami Vice

Periodicamente, soprattutto d'estate, mi torna il desiderio di guardare gli episodi di Miami Vice. Ricordo che li trasmetteva Rai Due nella fascia preserale; erano gli anni a cavallo fra gli '80 e i '90, andavo al liceo e aspettavo con ansia la puntata quotidiane delle avventure di Sonny Crockett e Ricardo Tubbs.





Qeusta serie poliziesca ha segnato una svolta nel genere televisivo. Forse è stata LA serie poliziesca degli anni '80: vestiti firmati, macchine di lusso, arredamenti futuristi. Per la prima volta, i poliziotti non erano brutti, sporchi e diseredati. Non lottavano contro i superiori ammanicati al potere che impedivano alla giustizia di trionfare: il mitico tenente Martin Castillo (qui sopra, vestito di nero) difendeva i detectives della squadra contro tutte le interferenze esterne.

E poi c'era la mentalità degli anni di Ronald Reagan: i cattivi dovevano morire, uccisi dai buoni. Don Johnson, che interpretava il detective Crockett, sparava sempre tre colpi di automatica (ovviamente argentata) al petto del villain di turno. Ricordo che aveva la fondina orizzontale sotto la giacca, e una pistola di emergenza alla caviglia. Erano altri tempi, oggi i poliziotti televisivi disdegnano le armi e approfittano della psicologia e del profiling per acciuffare i criminali. Il genere poliziesco, con sparatorie infinite e inseguimenti sulle superstrade della Florida, è tramontato; la contaminazione con la commedia brillante o con il thriller psicologico domina ovunque.

C'è qualcosa di inquietante negli episodi di Miami Vice, forse grazie alla splendida colonna sonora di Jan Hammer. Sono quasi passati trent'anni dal primo episodio (1984), eppure le scene sembrano sospese nel tempo. Crockett e Tubbs si muovono attraverso i decenni senza subire la vendetta del tempo, gli sguardi del tenente Castillo gelano il sangue anche oggi. Forse è il segno dell'ottima produzione della serie, e della capacità di uscire dagli schemi di un'epoca. Guardando oggi Starsky & Hutch provo soprattutto stupore per il successo che avevano riscosso, sono datati e quasi ridicoli. Guardando Miami Vice, al contrario, mi chiedo perché nessuno abbia veramente saputo capire la lezione.

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