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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Quando internet è un paravento...

... per l'ordinaria ottusità. significa che qualcosa sta andando male. Vi spiego meglio.

Un mese fa, ho ricevuto una email da una nota catena di librerie nazionali; non voglio fare nomi, ma se dico che finisce con "elli" probabilmente capirete. Veniva annunciata un'offerta interessante, il 30% di sconto su tutti i libri acquistati direttamente dal loro sito (quindi non in una delle filiali). Sono sempre stato scettico sugli acquisti dei libri a distanza, perché poi bisogna prestare attenzione alle spese postali. Questa volta mi sono lasciato convincere, e soprattutto volevo sperimentare la consegna in negozio dei volumi acquistati in rete. Sembrerebbe un modo intelligente per azzerare le spese di spedizione e quindi per usufruire interamente degli sconti. C'è la spiacevole sopresa dell'aumento dei tempi di attesa: sei giorni aggiuntivi. Forse, per risparmiare, addestrano i libri a camminare da soli fino al negozio... D'altronde, perché il pacco impiega 48 ore dal magazzino a casa mia, mentre impiega sei giorni dal magazzino al negozio? Ma pazienza, non ho fretta.

Ho ordinato quattro libri, tutti della stessa casa editrice. Uno era subito disponibile, gli altri tre avrebbero richiesto cinque giorni per il reperimento dai distributori. Passano cinque giorni, e due libri arrivano in magazzino. Il terzo viene catalogato "in ritardo", e una cortese email mi annuncia che sarei stato tempestivamente informato sugli sviluppi. Per mia curiosità, ho controllato sul sito, e non solo l'editore sostiene che il libro è regolarmente disponibile; addirittura ce ne sarebbero alcune copie in giacenza presso la filiale dove avrei dovuto ritirare il mio ordine. Poiché stavo per partire, ho preferito aspettare notizie dalla libreria.

Sabato mattina ricevo un'altra email, dove il libro incriminato è bollato come "non reperibile", e la libreria suggerisce di cancellarlo dall'ordine. Questa volta non riesco a trattenermi, e rispondo che basterebbe davvero poco per accontentare il cliente e vendere il libro: chiedere ad un commesso di Milano di accantonare una copia in giacenza da allegare al pacco dei volumi disponibili. Dopo alcune ore un addetto risponde che loro potrebbero sollecitare il distributore, ma dovrei attendere ancora almeno una settimana; il mio (banale e pratico) suggerimento è caduto nel vuoto.

Giunto a questo punto, ho chiesto cortesemente che l'intero ordine fosse annullato, spiegando che non posso sopportare io i disagi di una rete vendita ottusa. Hanno davanti agli occhi il libro che devono vendere, ma ne chiedono una copia in Zimbabwe solo perché io ho ordinato via internet. In effetti è questo il vero problema: internet serve ad accorciare le distanze e a semplificare la vita degli utenti. Questa catena di librerie usa internet come se fosse il treno postale del Far West. In queste occasioni tocchi con mano la malinconia della distribuzione commerciale del libro: non più librai intelligenti, colti e interessati ad avere un rapporto collaborativo con la clientela. Ora è un supermercato, dove prendi dallo scaffale quello che c'è, altrimenti tanti saluti. Qualche settimana fa, nella filiale di Como della suddetta catena di librerie, una cliente di mezza età ha chiesto informazioni su un libro alla commessa. Si vedeva che cercava un consiglio umano, più che tecnico; la commessa le ha risposto altezzosamente che lei non può certo leggere tutti i libri esposti, e di quello in particolare ignorava perfino l'esistenza. Ecco, quando ero uno studente liceale, acquistavo i libri in un picoclo negozio di Cantù. Io e mia mamma avevamo soprannominato il proprietario "l'infesciato". È un termine dialettale, che si traduce approssimativamente con "l'imbranato"; a volte i libri non arrivavano mai, ma erano altri tempi, internet era un miraggio e tutto funzionava con il fax e i viaggi personali nei distributori regionali dei vari editori. Non avrei mai pensato di rimpiangere l'infesciato, dopo vent'anni.

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