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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Referenda

La notizia: domani e lunedì siamo chiamati a votare i quattro (4) referenda (plurale latino) tanto faticosamente promossi dai comitati popolari.
Innanzitutto, io andrò a votare, perché mi sembra doveroso e rispettoso dell'impegno messo da migliaia di italiani nei mesi passati.
In secondo luogo, voterò quattro SÌ. Non voglio dilungarmi troppo, pertanto cerco di riassumere le mie opinioni.

Per quanto riguarda i quesiti sull'acqua, ammetto che prevale l'ideologia. Preferisco che i privati non abbiano la facoltà di speculare su acqua, aria, diritti universali e simili. Già dovremmo discutere delle speculazioni sul cibo, e sarebbe un discorso interessante. E poi sono stufo di vedere che all'estero rivedono le stesse decisioni mentre noi ci ostiniamo a perseverare nell'errore; questo è un evidente sintomo di malafede, che nasconde l'intenzione di sottomettere gli interessi della collettività a quelli dei singoli affaristi.

Il quesito sul legittimo impedimento non mi lascia dubbi: in Italia non siamo pronti ad abbandonare gli strumenti giudiziari che contengono le pulsioni dei politici. Forse in Francia hanno la testa per mandare a casa un politico corrotto e inquisito. Noi lo ammiriamo, e pertanto sarebbe criminale garantire anni di sostanziale impunità ai nostri amministratori con le mani sporche.

Infine, il quesito sul ripristino dell'industria nucleare a scopo energetico. Vale in parte quanto ho scritto sopra: perché mezza Europa sta decidendo di dismettere le centrali atomiche e il piano energetico nucleare, mentre noi spingiamo per avviarlo da zero? Escludendo la possibilità di essere gli unici intelligenti in un continente di imbecilli, dire che c'è sotto qualcosa.
Ma c'è di peggio: facciamo fatica a far marciare i treni, e siamo incapaci di raccogliere i rifiuti che produciamo. Alzi la mano chi crede che saremmo capaci di garantire i migliori standard di sicurezza sul territorio nuclearizzato. Entro pochi anni, scopriremmo che le scorie sono smaltite insieme ai rifiuti organici e a quelli ospedalieri. Americani, russi, giapponesi hanno dimostrato che l'incidente è sempre possibile, e che raramente le notizie sugli incidenti vengono pubblicate con la dovuta trasparenza. Meglio allora evitare di correre il rischio.

Qualcuno potrebbe chiedermi come penso di garantire l'attuale approvvigionamento energetico al Paese, se non superiore. La mia risposta è talmente semplice da apparire ingenua: dobbiamo darci una calmata, e ripensare il nostro stile di vita. Potremmo consumare meno e vivere altrettanto bene, e potremmo consumare di più vivendo male.
Alzando gli occhi dal presente, vediamo che l'umanità ha vissuto secoli ben diversi dall'ultimo, e dunque non è impossibile che la sbornia energetica attuale sia una piccola parentesi destinata a chiudersi in fretta. So che patiremmo qualche disagio e qualche difficoltà, almeno all'inizio. Ma vale davvero la pena di lasciare in eredità una Terra spremuta e devastata dalla nostra ingordigia?

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