Dicono che bisogna imparare a stare bene con se stessi. Io con me stesso sto benissimo: è con gli altri che ho problemi!
È stata mia mamma, ieri sera, a farmi una domanda: "Tu non avevi un docente con un cognome particolare, quando eri all'università?" Ho scoperto così che ha lasciato questo mondo Fausto Valz-Gris, già ricercatore presso il Dipartimento di Fisica dell'Università Statale di Milano. Ho trovato ben poche sue notizie in Rete, e nemmeno una foto. Anche per questo vorrei condividere in questa pagina i ricordi che ho di lui.
A metà degli anni Novanta, studiavo matematica nell'allora Seconda Facoltà di Scienze MM.FF.NN. della "Statale" di Milano, sede di Como. Il corso di Analisi Matematica 2 era tenuto dal prof. Casini, mentre l'esercitatore era il prof. Valz-Gris. Una persona dall'età vaga, perennemente munito di un cappotto impermeabile verde (sì, anche nel mese di luglio) e di un'enorme borsa in pelle traboccante di testi universitari. Ci spiegò il teorema di dipendenza continua dai dati iniziali per le equazioni differenziali ordinarie (se non avete capito nulla, non importa) con l'esempio di un rimorchiatore attaccato ad una nave per mezzo di una catena di ferro. Sinceramente, nessuno di noi imparò quel teorema, almeno in quella sede. Durante il mio esame, iniziò proprio lui ad interrogarmi. Mi fece una domanda piuttosto impegnativa, e la mia risposta non lo convinse. Fu il prof. Casini a sbrogliare la situazione, e non interessa adesso dire chi avesse ragione.
Due anni dopo lo ritrovai come docente del corso di Equazioni Differenziali della Fisica Matematica. Il programma è solitamente molto classico (equazione del calore, delle onde, e di Poisson), ma lui decise di fare tutt'altro. Parlò di distribuzioni (
à la Schwartz), di operatori di Hörmander, e di tanti altri argomenti complicati. Per alcuni studenti era un supplizio, soprattutto in vista dell'esame. Per me era una gioia. Cercherò di spiegarvi perché.
Fausto Valz-Gris era un ricercatore di Fisica, che un giorno decise di dedicarsi totalmente alla comprensione della matematica moderna. Ce lo disse lui, forse durante una chiacchierata tra un'ora di lezione e l'altra. Aveva capito che non conosceva la matematica essenziale per diventare un bravo Fisico, e passò il resto della sua vita a studiarla. Era un bibliofilo, e ai miei occhi era un pregio inestimabile. Un giorno mi disse di aver staccato un assegno di un milione di lire (!) per alcuni testi di matematica, che peraltro non sapeva più dove mettere perché la sua libreria era ormai esaurita.
Studiava tutto, dall'analisi matematica all'algebra, dalla geometria alla probabilità. Conosceva - forse possedeva - praticamente ogni manuale universitario disponibile a stampa, e ne aveva letto una buona percentuale. Quando aveva un dubbio, ci raccontava, sapeva subito in quale libro cercare la risposta.
L'esame finale del suo corso consisteva in un seminario su un argomento di equazioni differenziali. Portai il Teorema del Passo di Montagna di Ambrosetti e Rabinowitz, che poi sarebbe diventato lo strumento più importante del mio lavoro di ricerca. Valz-Gris mi guardò e sorrise, perché ricordava di averne sentito parlare molto nei primi anni Settanta, ma di non aver mai avuto il tempo per studiarlo. Era contento che qualcuno, anche uno studente, gli mostrasse un teorema nuovo! Superai l'esame, mi laureai, e lo persi completamente di vista. Il mio ultimo ricordo risale al 2005 circa: stavo pranzando in una pizzeria al trancio di piazzale Gorini, a Milano, e lo vidi camminare sul marciapiede. Forse nel timore di fare una brutta figura, non uscii a salutarlo.
La
notizia della sua morte mi ha rattristato profondamente. Pochi matematici, nella mia esperienza da studente e da ricercatore, hanno avuto il coraggio di dedicarsi allo studio costante e sfiancante come Fausto Valz-Gris. Senza coltivare un piccolo "orto mentale", ma sempre aperto all'ammirazione per i teoremi altrui. Facendo una breve ricerca, ho scoperto che, insieme alla moglie,
apriva la casa di montagna ai musicisti in cerca di concentrazione e di serenità durante un festival di musica classica.
Una bella persona, lo ricorderò sempre con affetto e stima. La citazione all'inizio di questo post è sua, la pronunciò durante una lezione a Como.
Caro Simone Secchi, sono la moglie di Fausto e stasera cercando il nome di Fausto in internet forse alla ricerca di ricordi (anche se so bene che il suo nome compare pochissimo in rete) ho trovato il suo Ricordo di un professore. Una perfetta descrizione di Fausto e della sua inesaurita passione per la matematica e in generale per lo studio. Lo studio di tutto: su tutto matematica, ma anche fisica, linguistica, storia, toponomastica.. Gli dicevo sempre che era nato nel secolo sbagliato e che avrebbe dovuto vivere e essere un ricco signore enciclopedico del 700. Per cinque anni è andato all'ospedale tre volte alla settimana per fare la dialisi ed era sempre accompagnato da un libro, per lo più di matematica. Era famoso per essere il "dializzato matematico", che spiegava ai medici quanto c'era di fisica nel funzionamento delle macchine. Nell'ultimo anno era tornato a studiare la relatività perchè non gli sembrava di averla capita del tutto. Aveva anche trovato un nuovo interesse nell'astrofisica e leggeva un grosso libro blu " Gravitation and cosmology..." , che è ancora sul suo comodino, insieme alla Balena Bianca di Melville. Il suo grande dolore, negli ultimi mesi, era quello di non riuscire più a leggere (perchè lo affaticava molto) e a studiare quanto avrebbe voluto, anche se indefesso continuava a trascinare i libri all'ospedale.
RispondiEliminaCaro Simone, le sue parole mi hanno profondamente toccata perchè lo restituiscono com'era. Io lo so, ma vedere che anche altri lo sapevano e lo ricordano così bene mi ha commosso.
Con sincero affetto Valeria Sborlino
Gentile signora,
RispondiEliminale sono sinceramente riconoscente per il bellissimo commento che ha lasciato. Mi dispiace di non aver potuto conoscere meglio Suo marito.
Con affetto,
Simone Secchi
Ciao Simone, mi ha fatto molto commuovere il tuo ricordo di mio papà.
RispondiEliminaSarebbe felice di essere ricordato da tutti come lo fai tu, e forse è proprio così.
Grazie
Massimo Valz-Gris
Anch'io ho seguito il corso con Simone, e ho piu' o meno gli stessi ricordi...
RispondiEliminaCredo che fosse la prima volta che un professore tentava di farci capire che il corso, il programma, l'esame (e l'universita' intera) sono solo una semplificazione utile per cominciare, e il vero scopo - di fronte a un mondo che e' ben piu' grande e complesso - e' cercare di capirci qualcosa, anche se non basta una vita intera. Per questo, trovo molto appropriato che abbia lasciato qualche libro non finito sul comodino. Spero anch'io di capirci qualcosa, un giorno.
Davide Di Gennaro
Ricordo un Davide studente nelle parole di Fausto, ma non so collocarlo nel tempo e probabilmente nel corso di molti anni universitari ce ne saranno stati più di uno.
RispondiEliminaQuando – con grande ritardo - ho letto l’ultimo post, esattamente come quando avevo letto la lettera di Simone Secchi, il mio primo pensiero è stato: “Lo devo dire a Fausto”. Seguito da un lancinante e doloroso riconoscimento di realtà: “Non lo saprà mai”.
E trovo questo una grande ingiustizia. Come sapete bene, questo vostro professore non aveva molti dubbi su come doveva lavorare e insegnare o forse non poteva fare diversamente. Ma talvolta, di fronte a qualche riserva o critica più o meno evidente o a qualche scarsità di sponda, si chiedeva quanti fossero gli studenti (perché era questo che gli importava) che ne capissero il senso. Sapeva che c’erano, ma non pensava certamente che alcuni avrebbero preso carta e penna per scriverlo.
Sto lavorando con alcuni suoi colleghi perché i suoi libri, come lui voleva, possano andare alla biblioteca del Dipartimento. Vi farò sapere a operazione riuscita.
Ringrazio ancora Simone per l’ospitalità sul suo blog .
Valeria Sborlino
Generazioni di studenti di ricordano con affetto il Valz-Gris. Nell'anno 1998 lo conobbi nel corso di Metodi Matematici per la FIsica. La classe era talmente gremita che a volte dovevo sedermi per terra. C'era parallelamente anche un altro corso della stessa materia, tra l'altro di un professore molto bravo, ma il fascino del Valz-Gris era una calamita. Piu' che una lezione di matematica sembrava uno spettacolo teatrale. Fioccava aneddoti storici o metafore quotidiane disparate nel tentativo di tenerci attenti e farci comprendere gli astratti concetti matematici, come attraverso secchi bucati che perdevano acqua.
RispondiEliminaLo si vedeva passeggiare per pomeriggi interi col suo cappotto e la sua borsa, come se fosse giusto in procinto di rincasare, chiaccherando e/o fumando con qualche studente nel cortile di Fisica fino a sera. In effetti passava piu' tempo in cortie che in ufficio.
Valz-Gris ci ha trasmesso parte della sua autentica passione, la voglia di sporcarci le mani con quei concetti matematici per estrarne un significato conctreto, una applicazione utile, al di la' della astrazione.
Ogni qualvolta mi imbatto in nomenclatura matematica di cui non comprendo l'origine mi sovviene con simpatia una frase del valz-gris: un gambero rosso in matematca non deve essere necesseriamente di colore rosso e talvolta nemmeno un gambero.
E' stato un ottimo insegnante, sarebbe stato bello poter avere registrazioni video come si fanno oggigiorno per riscoprire il piacere di riascolatarlo mentre ti spiega le distribuzioni, il teorema dei residui, o l'estensione autoaggiunta dell'operatore di Hilbert.
Porteremo Fausto naturalmente nei nostri cuori e nella nostra ricerca.
Quando è tanto il tempo passato, com’è noto, il pensiero va all’indietro in particolare nelle notti insonni.
RispondiEliminaTorno alla mia tesi di Fisica Teorica, anno 1978, Università di Milano, al relatore al correlatore ed a quanti mi hanno seguito e aiutato.
Mi ricordo di un nome, complesso nell’origine di qualche vallata alpina, almeno così mi par ricordare.
Digito Fausto Valz Gris, trovo che ci ha lasciato, e leggo le belle parole di un suo ex allievo, della moglie e del figlio.
Anch’io lo ricordo, e molto bene con la sua 127 bianca, se la memoria non inganna, la sua capiente borsa, il suono della sua voce già in sé problematico come i suoi ragionamenti.
Un giorno, con Giampaolo Monti, anche lui laureando di fisica, da lui invitati andammo a casa di Fausto, il ricordo mi porta in zona Naviglio Grande, sarà? Per qualche motivo la Facoltà era chiusa. La nostra attenzione era rivolta al teorema del KAM per verificarne la compatibilità con il modello fisico che stavamo studiando. Ricordo che offrendoci un caffè si girò verso di noi e pronunciò la seguente frase: “sapete che con il mio blekedeker (un piccolo trapano se non ricordo male) con un tempo sufficiente posso sollevare una nave?”
Tanti e altri sono i ricordi che mi portano a Fausto, anche quello di avere un nome in comune.
Si, lo dipingono bene i ricordi che ho letto, aggiungo quello di un docente di rara curiosità e profonda riflessione.
Ti sia leggera la terra caro Professore.
Gianfausto Salvadori
Approfitto ancora del blog di Siminore e ringrazio Simone. Come dice Gianfranco Salvatori il tempo passa e la memoria diventa come una crosta. Poi inaspettatamente una mattina dalla posta sbucano una 127 bianca, una borsa pesante e un discettare di fisica, di trapani e di navi che con il tempo si possono sollevare, e la crosta si apre. Quello che ancora mi commuove è la capacita' di voi studenti di riconoscere in una persona complicata non solo per il nome, la curiosita', la liberta' e la passione intellettuale e in fondo di riconoscervi reciprocamente. Avventure che come dimostrate lasciano il segno. Aggiungo che il 9 maggio con Luca Molinari e la Direttrice della Biblioteca di Fisica di Milano metteremo negli scatoloni i 700/800 libri di fisica e soprattutto matematica che Fausto ha quasi bulimicamente accumulato e che ha sempre voluto che noi donassimo all'università. Grazie all'aiuto determinato e determinante di Molinari, prenderanno finalmente la strada di Via Celoria. Con l'accordo che i doppioni verranno messi alla libera disposizione di studenti e colleghi. Non nascondo che mi manchera' la vista dei volumi gialli di Springer, quelli rossi dell'Accademic Press e di tutti gli altri, ma sono contenta. I libri sono importanti e devono stare nei luoghi giusti. Rimangono le decine e decine di libri di storia, linguistica, autori latini e altro scibile su cui si è esercitata la sua e nostra accumulazione. Noi del secolo scorso ci chiediamo spesso con una certa angoscia dove finiranno. Comunque, nei tempi bui dell'oggi rileggere la storia del 900 aiuta a ricordare e forse capire un po' meglio. Un caro saluto a tutti. Valeria
RispondiEliminaApprofitto ancora del blog di Siminore e ringrazio Simone. Come dice Gianfranco Salvatori il tempo passa e la memoria diventa come una crosta. Poi inaspettatamente una mattina dalla posta sbucano una 127 bianca, una borsa pesante e un discettare di fisica, di trapani e di navi che con il tempo si possono sollevare, e la crosta si apre. Quello che ancora mi commuove è la capacita' di voi studenti di riconoscere in una persona complicata non solo per il nome, la curiosita', la liberta' e la passione intellettuale e in fondo di riconoscervi reciprocamente. Avventure che come dimostrate lasciano il segno. Aggiungo che il 9 maggio con Luca Molinari e la Direttrice della Biblioteca di Fisica di Milano metteremo negli scatoloni i 700/800 libri di fisica e soprattutto matematica che Fausto ha quasi bulimicamente accumulato e che ha sempre voluto che noi donassimo all'università. Grazie all'aiuto determinato e determinante di Molinari, prenderanno finalmente la strada di Via Celoria. Con l'accordo che i doppioni verranno messi alla libera disposizione di studenti e colleghi. Non nascondo che mi manchera' la vista dei volumi gialli di Springer, quelli rossi dell'Accademic Press e di tutti gli altri, ma sono contenta. I libri sono importanti e devono stare nei luoghi giusti. Rimangono le decine e decine di libri di storia, linguistica, autori latini e altro scibile su cui si è esercitata la sua e nostra accumulazione. Noi del secolo scorso ci chiediamo spesso con una certa angoscia dove finiranno. Comunque, nei tempi bui dell'oggi rileggere la storia del 900 aiuta a ricordare e forse capire un po' meglio. Un caro saluto a tutti. Valeria
RispondiEliminaÈ una bella notizia, sono sicuro che molti giovani studenti di fisica e matematica apprezzeranno questa donazione. Mi piacerebbe conservare un "doppione", come ricordo del docente che più ha rafforzato il mio amore per la matematica e per i libri. Temo che sarà difficile, lavoro per la concorrenza e la burocrazia avrà l'ultima parola. Grazie Valeria per questi aggiornamenti.
Elimina