Splendido titolo e splendida copertina per questo nuovo romanzo di Guillaume Musso. Storia, purtroppo, che non mi è sembrata all’altezza delle aspettative.
La complessa trama del libro ruota attorno alla figura immaginaria di Nathan Fawles, scrittore di successo che da anni si è rifugiato in un’isola del Mediterraneo francese per vivere in completo isolamento. Ma un giorno, senza nemmeno troppe difficoltà, una sedicente giornalista svizzera, Mathilde, riesce ad infrangere la barriera che separa Fawles dal resto del mondo. E si porta dietro una storia atroce, che scava nel passato dello scrittore.
In un incastro continuo di piani narrativi, Fawles è vittima, carnefice e osservatore di una vicenda di cronaca mai risolta: il triplice omicidio di un noto medico in zone di guerra, di sua moglie e del figlio ancora bambino. Perfino i personaggi apparentemente più marginali mostrano il vero volto di attori fondamentali in un copione tragico e quasi abominevole.
Messa così, sembra trattarsi di una vera perla letteraria. Ma proprio nei punti di forza si nasconde la debolezza di questo romanzo. Alcuni personaggi risultano poco credibili, come se il colpo di scena ne determinasse l’unica ragione di esistenza. Il comportamento dei protagonisti è spesso forzato, illogico. Anche la rivelazione della (cosiddetta) verità suona stucchevole per l’eccesso di zelo letterario: per quanto la devastante guerra della ex Jugoslavia crei lo scenario ideale di orrore e impunità, proprio il ricorso al contesto estremo risulta la scelta di comodo, quella più facile. Per capirci, tirare in ballo il traffico di organi in un territorio percorso dalla guerra civile vuol dire sfuggire alla fatica di rendere il discorso credibile. Perché non introdurre un presidente della repubblica che espianta i reni ai poveri per venderli ai ricchi? O un Papa che avvelena i diseredati per cancellare la povertà?
E’ vero, il libro si lascia leggere bene, perché Musso è uno scrittore di esperienza e grande successo. Il talento della scrittura emerge anche nella lista della spesa: ma vogliamo veramente accontentarci di leggere l’elenco dei prodotti da dispensa?
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