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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Hotel del gran cervo

Franz Bartelt è uno scrittore di esperienza, piuttosto noto in Francia per la varietà dei suo contributi letterari. In Italia è ancora misconosciuto, e per questa ragione bisogna riconoscere il merito dell'editore Feltrinelli di aver tradotto in italiano questo divertente romanzo poliziesco.

Siamo nelle Ardenne, ai confini tra Francia e Belgio. Il nome del minuscolo paese è Reugny, che suona già alquanto buffo e suggestivo. L'hotel del gran cervo è una vecchia struttura ricettiva gestita da una signora di mezza età, figlia della storica proprietaria ridotta su una sedia a rotelle per una caduta dalle scale alquanto... sospetta. L'albergo non fa grandi affari, ma il suo nome è legato alla tragica morte di una star del cinema degli anni Cinquanta. Ancora oggi, la stanza in cui è stato rinvenuto il suo cadavere è una sorta di museo in cui tutto è fermo a quel fatidico giorno.

Nicolas Tèque arriva a Reugny per girare un documentario sulla suddetta star del cinema, ma ben presto è coinvolto nelle indagini su un barbaro omicidio avvenuto nei boschi che circondano il paese. Forse testimone scomoda dei fatti, la figlia della proprietaria dell'albergo scompare improvvisamente. Incaricato delle indagini è Vertigo Kulbertus, un poliziotto grandemente obeso e prossimo alla pensione. Anzi, Vertigo avrebbe preferito trascorrere gli ultimi giorni di lavoro senza la scocciatura di risolvere il rebus di questi delitti.

Kulbertur è una figura grottesta, quasi tragica: mangia solo patate fritte con salsiccia, beve interi boccali di birra in un sorso, e si commisera per la propria infelicità. Interroga i testimoni in mutande, li insulta e se ne prende gioco, ma è tutt'altro che pazzo: sa che l'omertà di Reugny non può essere spezzata senza ricorrere a metodi poco ortodossi.

Il passato e il presente si intrecciano man mano che le indagini proseguono, conducendo Vertigo ad una soluzione del caso alquanto bizzarra e - dobbiamo dirlo - profondamente scorretta. Ma questo non è un romanzo poliziesco americano, in cui il Bene trionfa sul Male nel rispetto delle procedure. In fondo, nemmeno ci è chiaro se Kulbertus incarni davvero il Bene!

La scrittura di Bartelt è molto piacevole, e grande è la sua abilità del costruire personaggi plastici, caricaturali ma comunque plausibili. E' un peccato che solo i lettori francofoni possano godere della verve di questo autore, che potrebbe riscuotere un notevole successo anche in Italia.

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