Franz Bartelt è uno scrittore di esperienza, piuttosto noto in Francia per la varietà dei suo contributi letterari. In Italia è ancora misconosciuto, e per questa ragione bisogna riconoscere il merito dell'editore Feltrinelli di aver tradotto in italiano questo divertente romanzo poliziesco.
Siamo nelle Ardenne, ai confini tra Francia e Belgio. Il nome del minuscolo paese è Reugny, che suona già alquanto buffo e suggestivo. L'hotel del gran cervo è una vecchia struttura ricettiva gestita da una signora di mezza età, figlia della storica proprietaria ridotta su una sedia a rotelle per una caduta dalle scale alquanto... sospetta. L'albergo non fa grandi affari, ma il suo nome è legato alla tragica morte di una star del cinema degli anni Cinquanta. Ancora oggi, la stanza in cui è stato rinvenuto il suo cadavere è una sorta di museo in cui tutto è fermo a quel fatidico giorno.
Nicolas Tèque arriva a Reugny per girare un documentario sulla suddetta star del cinema, ma ben presto è coinvolto nelle indagini su un barbaro omicidio avvenuto nei boschi che circondano il paese. Forse testimone scomoda dei fatti, la figlia della proprietaria dell'albergo scompare improvvisamente. Incaricato delle indagini è Vertigo Kulbertus, un poliziotto grandemente obeso e prossimo alla pensione. Anzi, Vertigo avrebbe preferito trascorrere gli ultimi giorni di lavoro senza la scocciatura di risolvere il rebus di questi delitti.
Kulbertur è una figura grottesta, quasi tragica: mangia solo patate fritte con salsiccia, beve interi boccali di birra in un sorso, e si commisera per la propria infelicità. Interroga i testimoni in mutande, li insulta e se ne prende gioco, ma è tutt'altro che pazzo: sa che l'omertà di Reugny non può essere spezzata senza ricorrere a metodi poco ortodossi.
Il passato e il presente si intrecciano man mano che le indagini proseguono, conducendo Vertigo ad una soluzione del caso alquanto bizzarra e - dobbiamo dirlo - profondamente scorretta. Ma questo non è un romanzo poliziesco americano, in cui il Bene trionfa sul Male nel rispetto delle procedure. In fondo, nemmeno ci è chiaro se Kulbertus incarni davvero il Bene!
La scrittura di Bartelt è molto piacevole, e grande è la sua abilità del costruire personaggi plastici, caricaturali ma comunque plausibili. E' un peccato che solo i lettori francofoni possano godere della
verve di questo autore, che potrebbe riscuotere un notevole successo anche in Italia.
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