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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Coraggio... fatti ammazzare!

Prima sera del Festival di Sanremo, e prima sera di visioni alternative. Il canale Iris trasmetteva questo episodio della saga dell'ispettore Callaghan, e non me lo sono lasciato sfuggire. Diretto dallo stesso Clint Eastwood, è probabilmente il film più ricco di frasi celebri, a partire dal titolo.
Uscito nelle sale nell'ormai lontano 1983, forse all'apice della parabola violenta degli anni 80, è talmente nero da risultare scorretto. La trama ruota intorno alla vendetta di una pittrice (interpretata dall'enigmatica Sandra Locke), violentata dieci anni prima insieme alla sorella da una banda di balordi. Harry Callaghan si inserisce quasi per sbaglio nella storia, dopo essere stato punito per le solite procedure violente.

A differenza del primo Callaghan, Eastwood imprime una sfumatura più reazionaria e meno malinconica a Dirty Harry. Gli anni 80 erano diversi dai 70, le tensioni rivoluzionarie avevano già lasciato il posto alla dottrina conservatrice di Ronald Reagan, e il regista sembra essere pienamente a proprio agio nei panni del raddrizzatore di torti. L'ostentazione delle armi diventa un feticcio, ovunque Callaghan vada i morti piovono a mazzi. Questo film è stato il perfetto manifesto di un'epoca piuttosto barbara, in cui l'opinione pubblica incoraggiava apertamente l'uso della forza contro tutto ciò che non andava: non sfuggirà allo spettatore il plauso degli anziani dell'autobus che Callaghan utilizza per inseguire un delinquente.

Sottovalutato dalla critica, secondo me lascia trapelare il talento di Clint Eastwood dietro la macchina da presa. Possiamo dissentire dalla morale che piega la giustizia alla violenza, ma difficilmente possiamo affermare che questo sia un brutto film.

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