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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

La prevalenza del mediocre

Disclaimer: questo post contiene affermazioni ed idee volutamente provocatorie. Ogni riferimento a cose, o a persone, realmente esistenti è puramente casuale. O no?

Signori e signore,
l'ultima moda è quella della cosiddetta meritocrazia. In ogni settore e ambito, i seguaci di questa moda pretendono a gran voce i migliori. Ebbene, intendo dimostrare che tale pretesa è non soltanto assurda, ma addirittura contraria ai principi più inviolabili della specie umana.

Partiamo da un'evidenza aritmetica: la nostra Terra è popolata da svariati miliardi di esseri umani. Per semplificare l'esposizione, possiamo distinguere tre categorie di individui: i peggiori, i mediocri, e i migliori. Questa terminologia è puramente accademica e convenzionale, scevra di ogni volontà offensiva. Come insegnano la statistica e la sociologia, è ragionevole ipotizzare che la distribuzione fra queste categorie abbia un profilo tendenzialmente gaussiano: in parole semplici, pochi individui sono peggiori o migliori, mentre la massa si colloca al centro, fra i mediocri. La ragionevolezza di tale distribuzione dovrebbe essere evidente anche ad un bambino: nella cerchia delle nostre frequentazioni, quanti sono i migliori e quanti i peggiori? A meno che voi non apparteniate ad un esclusivo circolo di menti eccelse, o  ad un meno esclusivo circolo di stupidi conclamati, dovrete convenire con me che la schiacciante maggioranza delle vostre amicizie è costituita da individui assolutamente mediocri, cioè dotati di capacità medie. Non c'è nulla di male in questa affermazione, ed anzi quasi tutti noi apparteniamo al novero dei medi.

Siamo allora costretti a dedurre che solo un governo (inteso qui in senso lato) dei mediocri può aspirare ad essere giusto ed equo. Addirittura, la democrazia appare legata indissolubilmente alla mediocrità: un governo dei migliori o dei peggiori sarebbe un governo dei pochi contro i molti, cioè un'evidente forma di oligarchia assoluta. L'unica ragione apparente per caldeggiare un governo i minoranza sociale è proprio il desiderio dei pochi di prevalere sui molti, considerati ovviamente una sorta di specie inferiore. Se in democrazia, come dev'essere, la maggioranza prevale, occorre dedurre la prevalenza del mediocre. A questo proposito, altri Autori hanno cercato di dimostrare che, nell'attuale società, vige la Prevalenza del Cretino. Io ritengo questa tesi viziata da un campione statistico insufficiente, giacché è banale che i cretini prevalgano in un insieme statistico composto da cretini. Tale osservazione non svilisce il cretinismo dei cretini, ma azzoppa ogni speranza di costituire una prova inconfutabile per la loro prevalenza.

Infine, e qui pervengo alla parte più nobile della mia tesi, vi invito a riflettere su un dato di fatto: la specie umana è, finora, l'unica ad aver sviluppato la capacità di aiutare gli individui deboli. Infatti, un governo dei migliori finirebbe ineluttabilmente per attuare vere politiche razziste contro i peggiori e forse anche contro i mediocri. La specie umana tornerebbe nei secoli oscuri del darwinismo selettivo e spietato. I bambini più deboli o malati sarebbero gettati da una rupe, e gli anziani meno acculturati sarebbero condannati ad una lenta agonia priva del conforto delle trasmissioni televisive culturali. Queste pulsioni miglioriste non sono estranee alla storia contemporanea: nel secolo XX, un bifolco imbianchino austriaco, corredato di ridicoli baffetti, pretese di migliorare la specie umana sbarazzandosi di quanti egli giudicava peggiori e mediocri. Non finì bene, come forse ricordiamo dagli studi scolastici. Riassumendo, la mia tesi è che solo la prevalenza del mediocre possa garantire l'evoluzione della solidarietà nella specie umana, e garantire un diffuso benessere per tutti gli individui.

Concludo con un monito. Quando sentite un individuo che strepita a favore della meritocrazia, e invoca l'epurazione di peggiori e mediocri, fatevi una semplice domanda: non sarà magari un imbianchino?

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