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Piccolo breviario ad uso dell'aspirante politico
La vicende del centro-sinistra italiano che abbiamo commentato negli ultimi giorni mi spingono ad una conclusione: all'aspirante politico italiano mancano le basi. Quasi sempre manca anche l'altezza (morale, soprattutto), ma pazienza.
Invece, prevale la convinzione che la politica attiva sia l'analisi dei sondaggi: la gente vuole questo? E diamogli questo! La gente vuole quello? E diamogli quello! Perché noi dobbiamo fare quello che vuole la gente.
Io mi avvio verso i quaranta, i capelli sono bianchi e solo i geni mi hanno preservato dall'arrotondamento delle forme. Penso di averne viste tante, a partire dal declino della Prima Repubblica fino al declino dell'Ennesima. Mentre gli USA hanno gli stessi partiti da secoli, noi li cambiamo con la stessa frequenza dei calzini. Gli antichi politici italiani avevano una miriade di difetti (per esempio un concetto di onestà abbastanza flessibile), ma non erano uomini per tutte le occasioni. Ecco allora poche domande che ogni italiano, prima di scendere (o salire, o prendere la prima scorciatoia dopo il semaforo) in politica dovrebbe porsi.
- Pensi che ogni individuo sia padrone della propria vita, oppure che ne sia soltanto un gestore a responsabilità limitata? La vita è nostra oppure è solo un prestito?
- Ritieni che le convinzioni religiose prevalgano sulle esigenze dell'individuo?
- Il tuo ideale di società è basato sulla competizione e sulla disuguaglianza, oppure sulla convivenza e sull'uguaglianza?
- Gli interessi collettivi devono prevalere su quelli personali?
Quattro domande fondamentali (ma potrebbero essere di più) per collocarsi rispetto agli schieramenti tradizionali della società. E quattro risposte che non dovrebbero mai dipendere dalle contingenze elettorali. E poi, buona fortuna: qualcuno vince e qualcuno perde, ma un briciolo di dignità sarà comunque salva.
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