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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Recensione: Le coup-de-vague

 

Scritto da Georges Simenon nel 1938 e tradotto in italiano nel 1969 per la collana Oscar Mondadori, è ormai una rarità da bancarella dell'usato (reale o virtuale). Il titolo italiano, Le zie, seppur aderente alla trama perde il senso metaforico dell'originale. In francese, coup de vague significa grossolanamente ondata, un vero e proprio "colpo d'onda" che fa perdere l'equilibrio. Nel romanzo, "Ondata" è anche le denominazione dell'attività commerciale che il protagonista Jean manda avanti con le due zie Hortense e Emilie, nei pressi di La Rochelle.

Jean ha ventotto anni, e da sempre vive sotto l'ala protettrice delle anziane (ndr: mi adeguo ai canoni simenoniani secondo cui un uomo è adulto a venti, maturo a quaranta, quasi decrepito a sessant'anni. Questa classifica rispecchia solo parzialmente il senso comune degli anni in cui lo scrittore belga è cresciuto, e probabilmente rientra nella mentalità misantropa che ne caratterizza tutta l'opera letteraria) parenti. Orfano, è stato allevato nella casa di campagna che si affaccia sulla coltivazione di cozze che le zie vendono perfino in Africa. La vita di Jean è tranquilla, sempre uguale a se stessa; possiede una motocicletta con la quale raggiunge la città, dove svolge le commissioni per le zie e frequenta qualche locale.

Ma Jean è anche un uomo prestante, e non può reprimere certe esigenze (ndr: altro tema martellante nella produzione di Simenon). Una sera, nel bosco, prende una giovane del suo paese, e non sa che sarà l'inizio di una tragedia. Marthe, questo il nome della ragazza, è figlia dei vicini di casa, e resta incinta. Come da cliché, bisogna evitare lo scandalo: Hortense convince la ragazza ad abortire segretamente a La Rochelle, nello studio di un medico senza scrupoli. Casualmente Jean vede le due donne entrare nello studio medico, e comprende la situazione: il senso di soffocamento, represso per tutta la vita, inizia a ribollire, e culminerà durante la cerimonia di nozze che il padre di Marthe impone ai due giovani. In un capitolo memorabile, tutte le miserie e i rancori sopiti di un intero villaggio vengono alla luce: uno sbandato, sotto l'effetto dell'alcool, lancia pesanti insinuazioni sulla moralità delle zie, mentre i due sposi si sforzano di apparire felici.

Ma per loro non ci sarà felicità: Marthe è sempre malata, si parla di un intervento chirurgico per l'asportazione delle ovaie. Le due zie non vogliono che la giovane si operi, e la soffocano di cure e attenzioni. Jean è sempre più esasperato, detesta il corpo spento e malato della moglie, e si sente prigioniero delle parenti, che tutti in paese chiamano arpie. Un giorno, ascolta la conversazione di Marthe con un'amica, e sarà questo il fattore di crisi: Marthe confessa di volersi operare al più presto, per abbandonare la casa delle arpie e trasferirsi in città. In quell'ambiente ha paura, non è serena e non può guarire. Il furore di Jean esplode, e costringe la moglie a rivelargli il segreto della sua famiglia che tutti sembrano conoscere da sempre: una delle zie è in realtà sua madre, che lo ha partorito di nascosto, e con la complicità dell'intero villaggio. 

Nel frattempo Hortense e Emilie spingono il nipote a recarsi ad Algeri, per regolare alcuni affari; dopo mille titubanze, Jean si imbarca e passa qualche giorno in Africa. Ma una sera, mentre cerca conforto fra le braccia di una prostituta, si rende conto della sconvolgente realtà: è stato allontanato di proposito, perché le zie devono realizzare il loro spaventoso piano. Jean torna precipitosamente a casa, e puntualmente scopre che Marthe è già stata sepolta.
Il cerchio è chiuso: nessuno può alterare l'equilibrio di quella famiglia morbosa, nessuno può allontanare Jean dall'affetto soffocante delle due arpie. Simenon chiude il romanzo con una frase un po' brusca: negli anni a venire, nessuno dirà "il vedovo Jean", ma solo "lo scapolo Jean, che ha sempre vissuto con le due anziane zie". 

Trama assai più cupa di quello che si potrebbe pensare, è un esemplare della miglior narrativa di Simenon; una di quelle storie ambientate nella provincia bigotta, nelle stanze surriscaldate della piccola borghesia. Ci sono tutti gli ingredienti tipici: le atmosfere stagnanti, il disprezzo per la malattia e la decadenza, l'amore carnale ma privo di vero affetto, e infine la morte.
È un peccato che Adelphi non abbia ancora pubblicato una traduzione aggiornata di questo  capolavoro.

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