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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

La matematica è un'opinione per i burocrati

Fra pochi giorni riprenderò la mia attività didattica: il solito corso di matematica per gli allievi biotecnologi, e un corso di analisi reale ed equazioni differenziali per gli allievi della laurea magistrale in matematica. Fin qui tutto bene.

Peccato che i problemi comincino quando guardo all'organizzazione logistica del corso. Per ottemperare ad obblighi ed imposizioni ministeriali che nemmeno voglio discutere in questa sede, pare che la mia università abbia ideato un modo molto... creativo per ridurre il numero di ore di lezione erogate: è stata introdotta l'ora-Bicocca.

Dunque: forse non tutti sanno che nel terzo millennio l'unità di misura ufficiale dell'università italiana (ma non solo italiana) è il CFU, o più esplicitamente il Credito Formativo Universitario. Questa unità di misura descrive l'impegno dello studente, non già quello del docente. Il regolamento didattico appena pubblicato quantifica in 7 ore ogni CFU di lezione frontale (la lezione ex cathedra, per capirci). Fino allo scorso anno accademico un CFU frontale valeva 8 ore, ma sembra che al ministero il totale sembrasse eccessivo.

Di fronte ad un'obiezione come quella del ministero, la soluzione ovvia era quella di ridurre il numero dei corsi, o anche soltanto il numero di CFU di alcuni corsi. Troppo facile e troppo rischioso. Meglio raccontare che le vecchie 8 ore erano... lorde! Già, perché effettivamente è usanza e tradizione che un'ora di lezione corrisponda a 45 minuti effettivi, grazie al mitico quarto d'ora accademico. Certo però che i conti non tornano, come potrebbe spiegare qualunque pizzicagnolo.

Facciamo l'esempio del mio corso: 6 CFU frontali. Prima erano $6 \times 8 = 48$ ore. Anche togliendo un'ora ogni quattro (si chiama quarto d'ora proprio perché ce ne sono quattro ogni ora), le ore nette erano $48-48/4=48-12=36$.
Ora sarebbero $6 \times 7 = 42$ nette. Dico nette, perché se facessi le pause sarebbe una madornale presa per i fondelli, giusto? Et voilà la fregatura: con la sola imposizione di qualche mente disturbata, il ministero è gabbato (perché crede che noi facciamo meno ore), ed è gabbato pure il docente (perché insegna molto di più).

Ma ragioniamo adesos in termini di numero di lezioni che devo erogare. Allora: ogni lezione è costituita di due ore d'orologio. Fino all'anno scorso, entravo in aula $48/2=24$ volte, facendo le pause. Vediamo che cosa dovrò fare da ottobre.
Togliendo i quarti d'ora accademici, due ore corrispondono a 90 minuti effettivi. Io devo erogare $6 \times 7 \times 60=42 \times 60 = 2520$ minuti effettivi. Facendo la divisione $2520/90=28$, scopro che entrerò in aula ventotto volte, cioè quattro volte più che l'anno scorso. Questo significa che farò due settimane di lezione più di prima.

Ho la sensazione che qualcuno abbia fatto il furbo. Ma forse sono troppo malizioso.

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