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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Restiamo in tema

Subito dopo pranzo, e in attesa di entrare in aula per fare lezione, mi sono dedicato alla lettura di un paio di siti di informazione, sia locale (Como e provincia) che nazionale. C'era un po' di tutto, dalla politica al gossip, passando per la vicenda di una scimmia in fuga a Busto Arsizio. E no, quest'ultima notizia non è uno scherzo: la scimmia è stata investita da un treno dopo due giorni di inseguimento. Tanto per conoscenza.

Mi sembra di aver già detto qualcosa sul fatto che i siti dei quotidiani abbiano aperto le porte ai commenti dei lettori, e non ho potuto esimermi dal gettare un occhio ai suddetti: si Sto arrivando! mai che nel frattempo la situazione sia migliorata. Mi sono bastati dieci commenti per aver voglia di vestire i panni di Bruce Willis in Die Hard. D'accordo, io sono certamente un po' snob intellettualmente, ma la qualità dei brevi scritti mi hanno lasciato senza parole. Frasi banali, spesso violente, ma soprattutto scollegate dal contesto. Si parlava di calcio? Non ci crederete, ma la metà dei commenti era composto di insulti ai politici.
L'articolo raccontava un fatto di cronaca? Pazienza: qualcuno, anzi tanti, sentivano il bisogno irrefrenabile di inneggiare chi al fascismo, chi a Beppe Grillo, chi a Berlusconi (questi ultimi erano pochi, per amor di verità). La politica c'entrava come il cavolo a merenda (e continuo a chiedermi quale sia il rapporto fra politica e Beppe Grillo), ma l'importante evidentemente era aggiungere una sciocchezza al cumulo di sciocchezze precedenti.

C'era una volta, qualche decennio fa, lo scambio di idee sui quotidiani: accanto alle inevitabili epistole di lamentela varia, si leggevano opinioni interessanti e civili. Potreste obiettare che la mancanza dei commenti astrusi era causato dal tasso di analfabetismo della popolazione, e potreste avere più d'una ragione. Eppure mi sembra sconfortante e vagamente penoso che così tanti frequentatori di Internet siano evidentemente incapaci di seguire il filo di un discorso, e anche di esprimersi con termini appena più civili di un grugnito.
Dice: bisogna ascoltare, perché sono problemi veri. Ecco, no. O meglio: ascoltare è giusto, ma non tutte le scemenze sono degne di avere un seguito. Come diceva quel tale che aveva sentito leggere la Bibbia, c'è un tempo per ascoltare e un tempo per rispondere che certe argomentazioni non sono degne di appartenere ad una persona civile.

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