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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Sindacalizzazione

Scena: noioso (ma inesorabile) consiglio di facoltà.
Argomento: statuto della Bicocca, e in particolare ricercatori a tempo determinato ex lege Gelmini.

Il preside annuncia che il sentimento del Senato Accademico è quello di non bandire, per i prossimi tre anni, posti da ricercatore di tipo "B". Per chi non se ne intendesse, i ricercatori di tipo "B" saranno quelli con la speranza di essere assunti dopo aver conseguito l'abilitazione, visto che l'ateneo deve accantonare la pecunia per pagarli come dipendenti. Insomma, la tenute track all'amatriciana.

Mormorio diffuso: se non prendiamo i ricercatori di tipo "B", dovremo prendere quelli di tipo "A", cioè i precari più precari del mondo accademico, che possono essere spremuti e rottamati come operai cinesi nelle fabbriche clandestine. Il preside si lancia allora in un discorso, comprensibile ma sottilmente inquietante. Il succo è che i papaveri senatori temono che noi ricercatori di ruolo ci possiamo inc**zare come tigri se i ricercatori di tipo "B" si mettono in competizione diretta per un posto da professore. E se poi ci sindacalizzassimo, insinuano i papaveri? E se facessimo sciopero? Non sia mai! E allora spremiamo per tre anni i giovani studiosi, nell'attesa che le abilitazioni da professore associato ci inducano a più miti consigli.

No, non siamo un Paese per giovani.

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