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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Tante volte ho rimpianto

Tante volte ho rimpianto i giorni del mio dottorato, alla SISSA di Trieste. Non solo per le opportunità scientifiche, ma soprattutto per il clima di complicità fra noi allievi. Amicizie che spesso durano ben oltre la conclusione del ciclo di studi. Personalmente, quella particolare atmosfera non è più tornata.

Ho dato la colpa alle persone che incontravo nelle nuove esperienze lavorative, ma oggi pomeriggio ho vissuto una banale epifania. Uscendo dal dipartimento, sono passato davanti ad uno degli uffici dei nostri dottorandi; avevano la porta aperta, e stavano confabulando proprio come facevamo noi negli angusti loculi della vecchia SISSA. E allora ho capito, finalmente, che certi cambiamenti non appartengono all'ambiente che ci circonda. Appartengono a noi, e fa parte della vita.

Commenti

  1. Ué, tutto ok? Il tenore degli ultimi post tende un po' allo sconforto...

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  2. Sì, tutto bene. È solo l'effetto dei convegni, dove ritrovo pezzi del mio passato più che del mio presente.

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  3. attento al torcicollo... :-)

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