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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Gli esami non finiscono mai

Qualche giorno fa, nel canale Youtube della mia università, è apparso questo video


Il titolo è significativo: Come si segue una lezione universitaria. Il contenuto è interessante, ma un po' viziato dal tono... professorale del professore. La sensazione che ho provato dopo essere arrivato alla fine è quella di un bigino (espressione lombarda per riferirsi ai Bignami) per far contento il docente.

Insegnando ormai da qualche anno proprio alle matricole, ho notato le difficoltà a rapportarsi con le metodologie universitarie di insegnamento e di apprendimento. In questo post vi propongo qualche commento sul tema più caldo per le matricole: gli esami.

Prima di iniziare, un avvertimento: le modalità d'esame non sono univoche, quindi molte considerazioni sono specifiche per gli esami di tipo tradizionale, con prova scritta e prova orale. Gli esami-test, gli esami esclusivamente orali, gli esami esclusivamente scritti potrebbero richiedere accorgimenti particolari. Inoltre gli esami dei corsi umanistici sono - c'è bisogno di dirlo? - assai diversi da quelli scientifici.

Un atteggiamento molto diffuso fra le matricole, purtroppo incoraggiato dalla lettura di forum online dei sedicenti esperti, è quello di preparare l'esame per far contento il professore. È un atteggiamento molto pericoloso, soprattutto perché è difficile conoscere bene il professore. Le voci fra gli studenti circolano in fretta, e si pensa di strappare un bel voto studiando un copione cinematografico. In linea di principio, invece, il professore è contento quando lo studente risponde bene alle domande, dimostrando di essersi preparato adeguatamente. Quindi poche storie: scommettere sulla predilezione per l'eleganza nel vestire o per il tono della voce è una scommessa che ripaga molto raramente.

Se l'esame prevede una prova scritta ed una orale, troppi studenti le guardano come attività avulse. Faccio un esempio: ieri ho proposto questo esercizio.

Esercizio.
  1. Trovare tutte e sole le funzioni derivabili $y$ tali che $y'(x)=0$ per ogni $x \in (-1,1)$.
  2. Trovare tutte e sole le funzioni derivabili due volte $y$ tali che $y''(x)=0$ per ogni $x \in (-1,1)$.


La prima quesitone è stata analizzata in aula, come semplice conseguenza del teorema del valor medio di Lagrange. La seconda doveva essere una ragionevole generalizzazione della prima. E invece no! Credo che solo uno o due studenti abbiano provato a rispondere. Evidentemente la maggioranza non aveva studiato la (cosiddetta) teoria, confidando in esercizi ripetitivi e meccanici. Sfortuna (?) vuole che un esercizio valga un quarto dell'intero compito, e questa superficialità compromette una bella fetta dell'esame.

Arrivati all'orale, non è prudente ripassare solo (e meno prudente ancora è studiare solo) pochi argomenti, considerati fondamentali. Innanzitutto può essere difficile, per uno studente inesperto, giudicare l'importanza di un argomento trattato: se non sapete la definizione della scrittura $\lim_{x \to x_0} f(x)=\ell$, diventa inconsistente la definizione di continuità, di derivata, di primitiva, di integrale. Di tutto, in pratica.
In secondo luogo, l'esame orale non è necessariamente una pura formalità per confermare o migliorare l'esito dell'esame scritto. Un orale inguardabile, la tipica scena muta, è molto spiacevole e indispone tutti gli esaminatori. Difficile dire se sia preferibile una preparazione superficiale dell'intero programma o una preparazione approfondita con alcuni "buchi". Sicuramente è meglio prepararsi ad esporre con una certa padronanza del linguaggio e del tempo, onde evitare infiniti balbettamenti o innumerevoli ritrattazioni di quanto appena pronunciato.


Morale della favola: affrontare un esame universitario è impegnativo e stressante. Proprio per questo non conviene prenderi alla leggera, rischiando di doverli ripetere e di dover moltiplicare le dosi di impegno e di stress.

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