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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Il principio della criticalità simmetrica

C'è una tipica situazione in cui non riesco a trattenermi, e questo ha già rovinato la mia reputazione in qualche consesso. Poiché la frase precedente potrebbe essere facilmente equivocato, cerco di spiegarmi meglio. 

Allora: c'è la crisi, come avrete notato negli ultimi $N\geq 3$ anni. Questa circostanza ha sollecitato la creazione di forum, aggregazioni, sodalizi, nei quali circolano idee per uscire dall'emergenza. Se frequentate anche solo uno di questi ambienti, anche solo telematicamente, vi imbatterete presto nella figura dell'elogiatore del futuro idilliaco. Tipicamente si tratta di un politico o di un sindacalista che urla a squarciagola

L'Italia non può diventare una riserva di manodopera a basso costo.

Ogni volta che sento questa frase (o una frase sostanzialmente equivalente), sento un interruttore che scatta nella mia testa, e che mi obbliga a domandare: "Ohibò, e perché no?" Purtroppo questa obiezione, che a me proprio non sembra strumentale, viene raccolta come una provocazione abietta, e mi attira parecchie critiche.

Ho provato a convincermi che sono solo un provocatore, ma proprio non ce la faccio. Volete sapere perché? È, secondo me, un bel caso di ignoranza del principio della criticalità simmetrica. In soldoni, questo principio afferma che, dovendo trovare i punti stazionari di una funzione simmetrica, è sufficiente cercare tali punti fra quelli, appunto, simmetrici. Casi molto elementari si incontrano nei problemi geometrici della scuola superiore: ad esempio, il rettangolo di area massima fra quelli di perimetro assegnato è un quadrato. 

Ora, poiché non vedo motivi cogenti per cui la frase del politico o del sindacalista italiano debba essere di uso esclusivo in Italia, direi che qualunque politico o sindacalista ha il diritto di farla propria. Ad esempio, perché un politico del Burundi non dovrebbe chiedere che il costo della manodopera burundiana (?) sia paragonabile a quello francese o tedesco? Insomma, siamo in presenza di un'affermazione altamente simmetrica, nella quale il nome della nazione potrebbe essere sostituito dal nome di una qualunque altra nazione.

Per il principio della criticalità simmetrica, è allora ragionevole e conveniente che il punto di equilibrio sia quello più simmetrico: per i nostro esempio, è vantaggioso che il costo della manodopera, e più generalmente che la qualità della vita, siano essenzialmente identitici in tutto il mondo. Il massimo della simmetria.

A questo punto, entra in gioco un altro principio dal nome buffo: il principio della piccionaia. Per riassumere in poche parole, questo principio fondamentale afferma che è impossibile disporre $n$ piccioni in $m$ gabbie, se $n>m$ e vogliamo che ogni gabbia contenga un solo piccione. Se ci sono tanti piccioni e poche gabbie, dobbiamo necessariamente mettere più di un piccione in almeno una gabbia. 

A costo di apparire cinico, fate un facile esperimento: prendere l'ultima bolletta dell'acqua potabile, e calcolate quanti litri d'acqua avete consumato ogni giorno. Adesso prendete questo numero e moltiplicatelo per il numero di abitanti della Terra. Siete ancora convinti che sia ragionevole chiedere che tutti gli esseri umani abbiano la possibilità di farsi due docce al giorno, di usare la lavatrice, di lavare la macchina, ecc.? Oppure, siete convinti che tutti gli abitanti della Terra possano avere il cibo che avete voi? Secondo me, servirebbero almeno due pianeti come il nostro.

Ecco, quando faccio questi ragionamenti, mi accusano di essere un fanatico di destra. A me non sembra di aver preso posizione, ma solo di aver messo in evidenza che "volere non è potere". La prospettiva di tornare ad essere schiavi e affamati può farci orrore, ma proprio non vedo come conciliare la pretesa di essere benestanti e tutelati con l'analoga pretesa - sacrosanta - di qualche altro miliardo di persone.

Il vero momento in cui dovrebbe essere facile distinguere la destra dalla sinistra è quello della via d'uscita dall'apparente paradosso cui siamo arrivati. La destra di tutto il mondo chiede che le discriminazioni fra il primo mondo e gli altri mondi siano conservate ed accentuate. La sinistra dovrebbe chiedere di avviarsi lungo la strada della decrescita egualitaria: essere un po' meno ricchi, per essere tutti più ricchi.

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