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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

La memoria dei libri

Ho appena finito di leggere un'intervista ad una cantante italiana di qualche anno fa, nelle pagine culturali di un quotidiano. Di solito evito questi sforzi, perché quasi sempre si tratta di spot pubblicitari mascherati da giornalismo. Questa volta, invece, sono rimasto colpito da un'osservazione: la cantante parlava della sua biblioteca, ma soprattutto sosteneva di dimenticare velocemente le trame dei libri letti. Pensavo fosse una mia tara fisiologica, e invece non sono solo.

Prendiamo ad esempio i libri del mio autore preferito, Georges Simenon. Da anni li acquisto e li leggo voracemente, ma altrettanto facilmente li dimentico. Certo la mole spaventosa di pagine scritte da Simenon non aiuta, ma tante volte ho afferrato un suo romanzo dallo scaffale di una libreria, chiedendomi se dovessi acquistarlo.
Comunque non esageriamo: non sono ancora completamente rimbambito, e una scorsa del risvolto di copertina basta per decidere se io abbia già letto quel racconto. Ma non sono quasi mai capace di riassumere la trama. E lo stesso vale per i libri di Joe R. Lansdale.

Forse il punto è proprio la serialità. Ripenso alla famosa serie tv Friends, e osservo che ricordo quasi a memoria gli episodi delle prime tre serie, ma poi c'è il vuoto. Dalla quarta alla decima, posso solo dire di ave visto tutte le puntate, ma non chiedetemi che cosa succedesse di volta in volta.

Tanti anni fa, ero studente universitario, un esercitatore di Analisi II se ne uscì con una frase bellissima: "Non chiedetemi il numero di telefono di casa: è lungo otto cifre, e per ogni cifra che entra nella mia testa c'è un teorema che esce."
Meglio rassegnarsi, le informazioni si accumulano e non c'è spazio per tutto. Me poi non è grave ricomprare lo stesso romanzo: posso sempre dire che volevo fare un regalo.

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