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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Una commedia italiana

No, decisamente sono allergico alla letteratura italiana contemporanea. Mi sono impegnato, ho fatto uno sforzo, ho acquistato questo romanzo di Piersandro Pallavicini, l'ho letto. Ma dire che mi sia piaciuto, proprio non posso.


Giusto per sgombrare il campo da possibili equivoci, la foto di copertina non c'entra un tubo con la trama. Senza essere prolissi, ci sarebbe Carla Pampaloni Scotti, professore associato di chimica all'università di Milano, e figlia del dottor Pampaloni, già formaggiaio su scala industriale nella Milano degli anni Sessanta. Il Pampaloni Alfredo, dottore per tic linguistico, è palesemente rimbambito, e convoca tutta la famiglia nella casa vetero-moderna di Solaria, Trentino. Famiglia composta da Carla, dal fratello Rogoredo detto Edo, e rispettive progenie. Il Rogoredo vive da anni a Londra, è sposato con la snob Margareth ed ha due figli apparentemente deficienti. Anche Carla sarebbe sposata con Gigi, fisico negli Stati Uniti; ma il marito non ama le riunioni familiari, e resta in California a fare i suoi esperimenti. 

In questo clima caotico, fra indigeni che parlano con le dieresi (ad imitazione della parlata trentina, forse confusa dall'autore con la parlata altoatesina), si dipana una storia di miseria e nobiltà, di morte imminente e contadini rancorosi. Colpo di scena finale, frizzi, lazzi e commozione.


Spacciato per un libro di irresistibile comicità nel migliore stile della commedia italiana (però, che originale interpretazione!), a me è sembrato soprattutto un tentativo di scrivere una cosa simpatica ad ogni costo. Sovrabbondante di espressioni milanesi che nemmeno al festival della Lega Nord, Pallavicini finisce per essere stucchevole e molto prevedibile. Per non dire dell'esaltazione della moralità italica, per cui sarebbe quasi eroico utilizzare i soldi di un'evasione fiscale decennale per assumere la propria pupilla in università. In sintesi, siamo tornati al motto poveri ma belli, e sinceramente anche un po' coglioni (se mi passate il francesismo). Come altro definire il carabiniere che contrabbanda selvaggina con il villico di turno, o la poliziotta che si spara nel piede dopo trent'anni di onorato servizio? 

Un libro da spiaggia, nulla di più.

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