Libro difficile da reperire (ringrazio la biblioteca civica di Erba per il prestito interbibliotecario),
Il ricco (
Le riche homme nell'originale francese) appartiene a tutti gli effetti all'ultimo Simenon. Scritto nella residenza di Epalinges nel 1970, dunque solo poco prima dell'annuncio di voler interrompere l'attività di romanziere, è stato pubblicato l'anno successivo da Mondadori e mai più ristampato. Un vero peccato, perché lo giudico (per quanto poco valga il mio giudizio) fra i più intensi racconti dello scrittore belga. Ma anche fra i più spaventosi, e capirete presto perché.
Il protagonista di questa trama complessivamente standardizzata è Victor Lecoin, imprenditore ittico dalle parti di La Rochelle (città dove Simenon ha trascorso gli anni dell'occupazione durante la seconda guerra mondiale), sposato con la frigida Jeanne. Nato povero e cresciuto da una donna anziana che lo faceva lavorare nella sua fattoria, Victor si è presto riscattato grazie all'aiuto di un notabile che gli ha concesso lo sfruttamento di una proprietà agricola. Diventato finalmente ricco e potente, ma mai rispettato dai paesani, a quarantacinque anni conduce un ménage solo apparentemente tranquillo.
Privato dalla moglie delle soddisfazioni della carne, frequenta abitualmente un piccolo bordello mascherato da osteria, dove la padrona gli procura due o tre ragazze per volta. Si muove accompagnato dal sordomuto Doudou, fedele come un cane da guardia che comprende tutto nonostante la menomazione. Quando Jeanne assume a servizio la giovanissima Alice, servetta orfana già protagonista di una brutta storia di violenza in casa del precedente padrone, Lecoin precipita nell'abisso. Perde la testa per quella sedicenne acerba e, proprio per questo, provocante; la sogna e la brama al punto che tutti se ne accorgono. Ma Victor è
il ricco, nessuno può fargli una colpa per qualche piccola sbandata.
Quando la moglie deve assentarsi per assistere la sorella durante le ultime ore di vita, Victor Lecoin attua il suo piano: possiede Alice, le dichiara il suo amore, inizia a fantasticare di una vita insieme. La giovane resta gelida, quasi esclusivamente per un senso del dovere verso il suo padrone. Non gli dà la minima soddisfazione, pur assoggettandosi alle richieste sessuali dell'uomo. Ora Victor, seppur turbato, deve trovare un modo per cavarsi d'impaccio: dopo il funerale della cognata, che cosa succederà?
Il finale è drammatico, e non lo svelo. Basti ricordare che Simenon non concede (quasi) mai il piacere di un finale lieto.
L'orrore di questo libro si impossessa del lettore pagina dopo pagina. Senza mai calcare la mano, Simenon ci descrive una violenza sessuale ai danni di un minore; ma tutto sembra così normale, così innocente e legittimo che dubitiamo dei nostri principi morali. La delicatezza apparente con cui Lecoin, l'uomo maturo, abusa della piccola Alice ci confonde: Victor non farebbe mai male alla sua amata, eppure (secondo i canoni della nostra civiltà) la stupra ripetutamente.
Si capisce che
Il ricco è un romanzo difficile, pieno di insidie. L'onniscienza della moglie Jeanne, che ha capito tutto forse prima del protagonista, scivola nella complicità di reato. Quel reato che, puntualmente, è lavato con il sangue nelle pagine conclusive.
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