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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

I giganti e le pulci

Questa mattina ho avuto il piacere di ascoltare un seminario di Ivar Ekeland. Matematico molto famoso, spesso conosciuto per il celeberrimo Principio Variazionale. Negli anni più recenti, Ekeland ha dedicato molto tempo alle questioni di economia matematica. Oggi, per mia fortuna, ha parlato di matematica (abbastanza) pura: On the inverse function theorem.

Non posso certo trascrivere qui enunciato e dimostrazione del teorema della funzione inversa, che peraltro molti scienziati apprendono nei rispettivi corsi universitari. Non voglio nemmeno discutere delle meravigliose e molteplici applicazioni di questo strumento. No: piuttosto vorrei fare una semplice e sconfortante affermazione.

I grandi matematici cavano il sangue dalle rape


Insomma, è mai possibile che nel 2011 ci sia spazio per pubblicare un articolo sul teorema della funzione inversa? Diamine, che altro ci sarà da dire? Eppure loro sono così: possono ridare vita a problemi abbandonati, possono riscoprire e rigenerare soluzioni date per scontate. Loro sono i giganti.


Io, al contrario, mi sento piuttosto una pulce. Sono in ottima compagnia, anche soltanto per ragioni statistiche. Eppure è una constatazione deprimente: alla mia età continuo ad... ispirarmi alle idee dei giganti, adattandole (quando funzionano) ed estendendole (quando riesco). Ma comincio ad avere la certezza che nessuno si ispirerà alle mie idee. In pratica, conduco una vita da mediano, a spingere la carretta. A mente lucida, capisco che le possibilità di essere un mediano schiaccino quelle di essere un goleador di successo; ma l'aveva già capito il buon Trilussa, che la statistica è la scienza che illude i poveri di poter mangiare mezzo pollo, quando la realtà è che qualcun altro ne sta mangiando due.

Commenti

  1. Non saprei, ho anche l'impressione che molti giganti, catturato
    l'unicorno iniziale, alla fine coltivino rape... e riescano a venderle
    grazie alla fama del primo unicorno.
    L'ultima coppia di articoli di Brezis (su annals e inventiones) m'ha
    confermato non poco la teoria...
    D'altra parte, non credo che un articolo sulla funzione inversa col
    tuo nome (o il mio) sarebbe preso minimamente in considerazione...

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  2. Caspita, quanto cinismo! In parte è vero, ma almeno loro hanno scritto qualche articolo memorabile. Per dirla tutta, Ekeland ha ammesso che le ipotesi del suo teorema della funzione inversa non sono mai soddisfatte nelle applicazioni. Ma in fondo la matematica è bella anche quando non ci sono immediate applicazioni.

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  3. Non è cinismo, sono semplici fatti. Ekeland è un grande, ma non mi sembra corretto
    che anche la sua lista della spesa finisca pubblicata. Per il resto, la matematica è bella,
    ma lo sarebbe di più se ci fossero applicazioni vere.

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  4. I cinici dicono tutti così! Temo che il principio di autorità sia un fatto altrettanto inevitabile. Chi direbbe che un quadro di Van Gogh è una schifezza?
    Per quanto riguarda le applicazioni, ricordo che ne abbiamo già discusso. Tu sei vagamente nichilista a tal proposito. A me sembra che la matematica, come altre scienze, possa essere utile; inevitabilmente i matematici si dedicano a spaccare il capello in quattro, proprio come un pianista cerca il virtuosismo. Ma non è necessariamente un male.

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