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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

iCloud? Sì, ho cloud, ma non so perché

L'antefatto: ieri Apple ha rilasciato gli attesi aggiornamenti del sistema operativo di computer e iPhone. Inclusi nel pacco (come direbbero a Roma) c'è iCloud, la nuvola informatica. Siccome non mi faccio mancare niente, ho attivato il mio account gratuito. Fin qui, suonava bene.

Dopo dieci minuti sono iniziati i problemi. Sorvoliamo sul fatto che, per accedere ad iCloud, inserisco un indirizzo Gmail. Probabilmente potrei creare un nuovo account di iTunes, ma ovviamente non ho voglia, visto che ne ho già uno. Ok, scrivo la mia password ed entro nel sito. Ci sono quattro i cinque icone: Mail, Contacts, Calendar, iPhoto, Find your Mac, e poi qualcosa che riguarda i documenti scritti con iWork. Provo la posta, che naturalmente pretende di creare un nuovo indirizzo email (giacché sarebbe sospetto che il mio indirizzo iCloud fosse un indirizzo @gmail.com), e spedisco un messaggio di prova. Il messaggio arriva, rispondo, e ottengo un bel illegal alias dai server di Apple. Comincio a smanettare su Google (e dàgli), finché realizzo che qualche milione di utenti in tutto il mondo ha lo stesso problemino tecnico. I soliti bene informati suggeriscono di attendere qualche giorno. Bontà loro. Comunque, nel pomeriggio la posta si sblocca. Mi dedico con impegno ad aggiornare anche il firmware del mio iPhone. Configuro iCloud pure lì, ma la posta non ne vuole sapere fino a sera: tutto bloccato.

L'unica cosa che ha funzionato subito è stata l'esportazione della rubrica dei miei contatti, ma immagino che sia una banalità, al confronto del resto. Il calendario è un delirio, perché ora ogni altro appuntamento inserito in calendari esterni mi viene duplicato nel calendario-nuvola. Ho provato ad aggiungere un appuntamento sul mio iPhone, ma sembra essersi perso nei cumulonembi digitali.

Oggi la situazione sembra essersi avviata verso la normalità. Ma che cos'è la normalità? Non per fare sterili polemiche, ma da anni possiedo un account di posta Gmail, visibile in tutto il mondo e ricco di spazio. Possiedo alcuni calendari di Google, flessibili e addirittura pubblicabili via web. Li uso ad esempio per comunicare ai miei studenti le mie assenze o i cambiamenti di orario, e mi trovo benissimo. La sincronizzazione non è perfetta, ma funziona egregiamente. Le mie foto, se ne avessi, potrei caricarle su Flickr, che mi risulta esista da molti anni. I documenti di testo e i fogli di calcolo sono già nel cloud, con Google Docs. Ok, sto facendo troppa pubblicità a Big G, quindi smetto.
La mia impressione è che Apple abbia raggiunto il punto più elevato nell'occupazione che fondamentalmente le ha dato popolarità: convincerci che nulla esisteva prima dell'avvento di Apple, nemmeno l'acqua calda. E che caspita, questi fenomeni hanno preso un server IMAP e ce lo spacciano per un nuovo approccio alla posta elettronica? Quanti ricordano che, dieci o undici anni fa, Apple regalava un account di posta a tutti i possessori di computer Macintosh? Poi hanno pensato bene di farli pagare cari come l'oro, finché gli utenti hanno smesso di aprire il portafoglio. Infine, alla faccia degli ingenui che avevano appena pagato per avere i servizi online, hanno annunciato che tutto sarebbe diventato gratis. Cornuti e mazziati, in pratica.

Mi sa che bisogna tenere gli occhi ben aperti. I computer e i gadget di Cupertino sono ottimi strumenti, ma è meglio evitare di trasformarsi da utenti intelligenti a groupies con le fette di salame sugli occhi.

Commenti

  1. http://tv.repubblica.it/tecno-e-scienze/per-la-bimba-di-1-anno-una-rivista-e-un-tablet-che-non-funziona/78222?video=&ref=HRESS-9

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