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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Steve Jobs è morto?

La notizia del giorno è che Steve Jobs, il fondatore della Apple Inc. è morto, dopo la lunga guerra alla malattia che l'aveva colpito anni fa. Non c'è mezzo di comunicazione che si astenga dal coccodrillo genuflesso, come purtroppo accade nel nostro mondo ipocrita.

Preso da altri problemi (a proposito, sapete come far funzionare la piattaforma TCExam per gli esami a risposta multipla?), mi sono trattenuto dall'esternare i miei pensieri. Poi sono finito, come spesso mi capita, sul blog della quasi-collega Licia Troisi, che stamattina ne ha scritto. Eccomi dunque qui a dire la mia.

Per evitare malintesi, comincio a dire che sono un utente di casa Apple discretamente affezionato. Possiedo un iMac, un MacBook, e un iPhone 3GS. Mi trovo piuttosto bene, e aspetto con curiosità il lancio di iCloud, previsto per il 12 ottobre 2011. Però c'è un però.

Come scrive Licia Troisi, grazie per aver semplificato la mia vita così tanto in questi anni. Ecco, proprio qui mi sale la pressione. Tempo fa leggevo una citazione del medesimo Jobs, che suona più o meno
Non domandare alla gente quale prodotto vorrebbe, perché sei tu che devi dirglielo.

Lo dico francamente: sarà anche stato un genio del marketing, ma penso che questa mentalità sia la prima causa del degrado della società moderna. E' l'idea che un visionario debba spiegarmi quello che serve a me, che mi fa imbestialire. E soprattutto è l'idea che io debba accontentarmi di aprire il portafoglio e remunerare le presunte genialità di qualche visionario, che mi lascia senza parole.

Perché? Ma perché la vita non è semplice, l'evoluzione dovrebbe trascinarci verso l'affinamento delle capacità di comprensione e di azione. La semplicità, delegata ad altri, è solo una cuccia calda in cui ci rifugiamo per non fare fatica.

Ho vissuto gli anni della grande illusione futuristica: alla fine degli anni 1970, tutto pullulava di aspettative stratosferiche per il 2000. Saremmo diventati tutti dei cervelloni con le gambe atrofizzate, tutti dei geni della scienza e della tecnica, pronti a trasferirci su qualche pianeta colonizzato e iper-tecnologico. E invece eccoci qui, a sfregare le dita su un telefonino fino a ungerlo come una bistecca. Abbiamo tanta tecnologia, ma la usiamo passivamente.

Un altro inquietante successo di Apple, di Microsoft e di altre aziende dell'IT è quello di aver elevato all'ennesima potenza il concetto di tecnologia proprietaria. In poche parole, i loro ingegneri creano un software, noi lo compriamo a caro prezzo (quasi sempre), e non abbiamo diritto di aprire il giocatto e smontarlo. Ho usato volutamente questa terminologia perché la tentazione di rompere i giocattoli è il comportamento dei bambini curiosi, che vogliono guardare dentro per capire che cosa c'è. E' probabilmente una delle prime manifestazioni dell'intelligenza umana, e questa gente ci ha inculcato che il successo proviene dalla repressione della curiosità.

Esiste, fortunatamente, la filosofia open source, che tutti associano prevalentemente al sistema operativo GNU-Linux. L'idea è ovvia: chiunque può leggere e addirittura modificare il codice sorgente del software, per comprenderne il funzionamento e magari migliorarlo. Potremmo dire che è l'esaltazione della curiosità fanciullesca, unita al progresso della conoscenza. Che cosa volete di più? E invece no, l'open source è ancora appanaggio di un numero minoritario di presunti smanettoni, i nerd che preferiscono programmare invece di far girare la patonza (cit.).

Per correttezza, voglio ribadire che Apple ha costruito il cuore del proprio sistema su una base molto flessibile, che incoraggia e permette l'uso dell'open source senza troppe difficoltà. Il sistema operativo di Apple non è open source, ma lo supporta decisamente bene. Rispetto alla concorrente Microsoft, è già un merito non trascurabile.

Steve Jobs è morto solo fisicamente. La sua filosofia vivrà a lungo, e probabilmente farà scuola. Purtroppo?

Commenti

  1. Uno squalo in meno. Apple negli anni è diventata ben peggio di microsoft,
    aumentando il numero di vincoli sul software ma non disdegnando di attingere
    all'open source quando le faceva comodo. Morto Jobs, mi auguro un veloce
    declino di tutto il castello.

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  2. "quasi-collega"... ehm, grande simone: l'analogia
    tra uno scrittore di fantasy e un matematico non
    l'avevo ancora notata... solo ora mi appare in tutta
    la sua incontestabile verità :-)

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  3. In effetti l'ho scritto pensando alla sua carriera di fisico, non di scrittore...

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  4. ah, non sapevo avesse fatto fisica.

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