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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Vajont, quelli del dopo


Il mio primo ebook su iPad, che recensisco con particolare piacere. Un testo veloce, persino un lettore pigro come me può leggerlo in un'ora.
Scritto nel 2003, a quarant'anni dal disastro che causò duemila morti (la maggior parte a Longarone, ma altri paesi della val Vajont pagarono un triste tributo) da un Mauro Corona che si fa semplice portavoce di tre ertani in un'osteria, è un racconto doloroso e problematico. Tacciato da qualcuno di imprecisione e addirittura di ipocrisia, lo scrittore-alpinista mette in scena le tensioni e le contraddizioni dei sopravvissuti. C'è chi odia e chi vorrebbe guardare avanti, chi baruffa e chi propone ritorsioni sui discendenti degli ertani fuggiti dopo la sciagura.
Difficilissimo prendere posizione, soprattutto dopo aver visto con i propri occhi le ferite della terra e delle persone di quei posti.

Il lettore non cercherà qui una tesi o una risposta: come avventore della stessa osteria, gli basterà fermarsi ad ascoltare, senza giudicare.

Ultima considerazione: continuo a pensare che il miglior Corona non sia quello dei romanzi, spesso prolissi e poco incisivi. Questo libro sembra confermare il mio giudizio.

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