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Simenon e le comodità di una volta
Come molti di voi sapranno, sono un appassionato lettore di Georges Simenon. In questo momento sto leggendo
la storia di un uomo normale in fuga dalla normalità. Ma non è di questo che voglio parlare, quanto piuttosto di alcuni piccoli particolari che compaiono spesso nei romanzi di Simenon.
Il primo è l'avarizia. I personaggi di Simenon hanno spesso un rapporto conflittuale con il denaro: sono poveri o ricchi sfondati (Totò direbbe "Io sono ricco, tu sei sfondato"), ma comunque hanno l'ossessione di apparire avari. Probabilmente è un riflesso dei sentimenti dell'autore, nato povero e divenuto estremamente ricco in età adulta.
Un secondo particolare è la descrizione delle piccole comodità che la società offriva negli anni del secolo scorso. Ad esempio, è comune che un personaggio di Simenon scenda in un hotel di infima categoria. Eppure, c'è sempre un cameriere disposto a comprare vestiti, rasoi, sigarette con sollecitudine. Provate voi a chiedere al portiere di un albergo ad una stella di andarvi a comprare il giornale!
Il signor Monde chiede l'orario dei treni per Nizza al cameriere di un ristorantino di Marsiglia, e quello gli porta l'intero libro della SNCF. Oggigiorno, probabilmente, gli risponderebbe che non è pagato per fare il capostazione. Per non parlare dei bagagli: i fattorini, giorno e notte, recuperavano dai depositi le valigie dei clienti, mentre ormai sono stati chiusi anche i depositi delle stazioni!
Insomma, era un mondo diverso: la vita era globalmente più dura, eppure non mancavano le piccole comodità anche per i meno abbienti.
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