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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

Glasnost all'amatriciana

Meno di un mese fa, ho presentato un progetto di ricerca presso un importante istituto nazionale di matematica, malauguratamente bollato come ente inutile e infine salvato in extremis dai canini aguzzi di Tremonsferatus.
Il progetto è stato bocciato, e sono cose che succedono. L'aspetto ambiguo della vicenda è il clima misterioso e carbonaro in cui essa si è svolta.
Sorvolo sulle difficoltà logistiche ed informatiche all'atto di inviare i progetti; un mio amico dice sempre che "se non sei capace, lascia perdere". Meglio spedire una email, che sbattere la testa per ore contro un'applicazione web fatta male e fruibile solo dietro raccomandazioni telefoniche di sedicenti tecnici.

Il fatto grave è la mancanza di trasparenza. Ogni progetto doveva essere composto da tremila caratteri: provate voi a scrivere un progetto di ricerca scientifico in tremila caratteri, senza formule e senza bibliografia. Ciascun progetto è stato poi valutato da... chi? Supponiamo che una commissione di esperti si sia impegnata a leggerli e a confrontarli. Peccato però che i criteri di valutazione, ingrediente indispensabile alla stesura di una qualunque graduatoria, siano segreti. Nessuna indicazione nel bando, nessuna pagina web di riferimento. Un puro atto di fede, insomma.
Il responso è arrivato con una email di tre righe: Caro Secchi, il tuo progetto non sarà finanziato. Punto.
Punto? Ma come? Era una lotteria o una valutazione seria? Perché non vi è piaciuto? Era troppo banale, troppo ambizioso? Sono troppo vecchio, o troppo giovane, o forse faccio schifo e non osate dirmelo in faccia?
La prossima volta comprerò un biglietto della lotteria, che almeno ha regole chiare.

Perché dobbiamo essere chiari: le valutazioni comparative sono tali solo quando gli interessati possono leggere le carte. Nel segreto delle catacombe, le commissioni potrebbero giocare ai dadi i nomi dei vincitori, per non essere ancora più maliziosi.

Nei lontani anni 70, le storie di Paperon de' Paperoni finivano spesso con una vignetta in cui i suoi dollari piovevano su Paperopoli, e la folla gridava "Prendi prendi! Arraffa arraffa!"
Noi italiani siamo fatti così, arraffiamo quello che cade dal cielo e tiriamo avanti senza troppi scrupoli.

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