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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Le grandi domande della vita (moderna)

Oggi, dopo pranzo, sono andato in un altro edificio universitario a consegnare alcuni registri, e poi in libreria. Se a qualcuno interessasse, ho ordinato questi due libri



Ma non voglio parlare di libri. Vorrei parlare di... cuffiette. Già, proprio quei minuscoli auricolari che i ggiovani d'oggi si infilano nelle orecchie ad ogni ora del giorno e della notte. Per fare un esempio, davanti a me c'era una studentessa; appena uscita dalla parta dell'università, ha iniziato a cercare furiosamente qualcosa nella borsa. Ovviamente erano le cuffiette, che ha posizionato nei padiglioni auricolari con il sollievo del naufrago tratto in salvo dai marosi. Ora, è un campione statistico insufficiente a trarre conclusioni generali. Tuttavia sembra un fenomeno incontrollabile: praticamente tutti i viaggiatori in treno ascoltano qualcosa (musica? Audiolibri?  Messaggi subliminali?) con questo novello strumento di tortura.

Eh già, perché proprio non capisco come possano sopportare la musica sparata direttamente nei timpani a tutto volume. Una mattina, già imbufalito perché non avevo voglia di andare a Milano, si è seduto accanto a me un bifolco (sci)munito di cuffie; peccato che faceva più rumore di un martello pneumatico!

Non voglio mettermi a fare il nonno noioso, certamente tante persone amano ascoltare buona musica anche quando sono fuori casa, e non per questo si rovinano i timpani. Ma è l'aspetto sociologico a farmi riflettere. Possibile che tutta questa gente, e i giovanissimi in modo particolare, abbiano il desiderio di evadere dal mondo? Perché non riescono ad immergersi nell'ambiente umano, senza bisogno di alzare barriere (del suono)?

Anche leggere un libro provoca un effetto simile, ma c'è una differenza sottile e sostanziale: un libro richiede concentrazione, e i lettori sanno bene quanto sia difficile da trovare. Le cuffiette ti isolano per forza, e potresti essere travolto da un autotreno senza accorgerti di alcunché.

Forse è solo una moda, forse siamo tutti manipolati da Steve Jobs e dai suoi seguaci, tanto geniali nell'imporre un prodotto commerciale come se fosse un bisogno primario dell'umanità.

O forse è solo una moda, come tante altre. Avete notato le scarpe, negli ultimi anni? Prima tutti e tutte dovevano indossare scarpe a punta, nemmeno fossero discendenti di Alì Babà. Poi sono tornate le scarpe da ginnastica di tela, come quelle degli anni '80 usate nella Germania dell'Est nei momenti di massimo splendore atletico. Poi, per le donne, è venuta la moda delle cosiddette ballerine: nel campus sembra che il 70% delle studentesse debba indossare ballerine per tutto l'anno. Rigorosamente senza calze, anche se ci sono dieci centimetri di neve. O dobbiamo accennare agli stivaloni di pelo, leggiadramente indossati nelle roventi estati milanesi in cui l'asfalto si scioglie come burro?

Commenti

  1. Mai portato auricolari per strada. Nel caso, canto.
    La musica, meglio averla dentro che nelle orecchie.

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  2. secondo me è perché il mondo esterno diventa sempre più invadente... con gli auricolari ti isoli e puoi concentrarti sui tuoi pensieri.

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  3. Non nego che sia un modo per trovare la concentrazione. Mi chiedo però se debba essere la regola. A me sembra spesso di camminare in mezzo agli zombie.

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