Stamattina presto mi sono svegliato e ho guardato la sveglia: le 5:39. Il primo pensiero è stato che avevo ancora quasi due ore di sonno. Il secondo, dopo qualche minuto, che 37 anni fa, quasi alla stessa ora, emettevo il primo vagito.
Già, 37 anni cominciano ad essere tanti; mio nonno aveva già combattuto una guerra mondiale (o almeno una parte), mio papà era già... papà da due anni, mia mamma era già mamma da nove. Io ho i capelli brizzolati da una vita, ma non mi sento davvero così adulto. Certo, ho studiato tanto e ho un lavoro che mi piace e non mi ammazza di fatica. Tanti giovani (ormai diversamente giovani) della mia generazione sono costretti ad una vita di incertezza e precarietà. Anche questa evidente forzatura sociale contribuisce a tenerci in un limbo di eterna adolescenza, siamo sempre troppo giovani per emanciparci. Poi, un giorno, scopriamo di essere troppo vecchi, e le speranze svaniscono.
Sul solito treno delle 8:38 per Milano, ripensavo al 1998, quando mi sono laureato e ho capito per la prima volta che qualcosa stava finendo per sempre. Ero pronto per nuove esperienze, volevo fare il dottorato di ricerca e immaginavo che sarebbe stato una specie di School of the Arts come nel telefilm Saranno famosi. Dopo qualche mese sarei partito per Trieste: la SISSA, la vita da solo, nuove amicizie e nuove opportunità. Ma anche mio nonno che stava morendo, l'attesa di una telefonata triste che sarebbe arrivata nel febbraio del 1999. Un'altra pagina della mia vita che si chiudeva, dopo le vacanze a casa sua e le interminabili storie sull'Africa e sulla naja.
Ma ripenso anche agli anni del liceo, quando compiere gli anni significava soprattutto diventare grandi, allontanarsi dall'adolescenza un po' deludente. Inutile far finta di niente: 37 anni sono già una vita, ci sono i momenti felici e i momenti tristi, gli innamoramenti e le delusioni, gli amici che vanno e gli amici che vengono. Ho letto che, scientificamente, sarei già nella fase discendente da almeno due anni; i matematici danno il massimo entro i 35 anni di età, poi viene il declino. A pensarci bene, il mio massimo non è stato così alto come avrei sperato, ma pazienza: c'è di peggio in giro. Almeno ho potuto fare quello che mi piaceva, e già è una bella fortuna.
Tanti auguri a me, e anche a tutti quelli che sono nati il 18 aprile!
Intanto auguri!!
RispondiEliminaAlla cosa dei 35 anni ho pensato parecchio. Secondo me adesso il picco si dà un po' dopo, c'è una specializzazione tale che un po' più di sedimentazione dei concetti è necessaria.
Se mi sbaglio, ho meno di un anno per fare qualcosa di veramente fico.. ;)
35 anni un corno! un tempo magari, ma ora a 35 anni stai ancora imparando quello che è stato fatto prima di te! almeno spero... anyway, avrei ancora tre mesi per fare il grande risultato :-D
RispondiEliminaPer il resto, la sissa è il grande spartiacque: l'ho sempre vista come una seconda giovinezza... mentre i miei coetanei cominciavamo un lavoro vero e a mettere su casa e mutuo, io tornavo liceale...
Effettivamente non siamo più nell'Ottocento. I 35 anni sono forse la soglia della "genialità", e appunto mi sento tutto tranne che geniale. Alla SISSA non mi sentivo un liceale, ma certamente il clima favoriva il prolungamento della spensieratezza giovanile. I dottorandi delle università continuano la vita di sempre, mentre noi abbiamo dovuto inventarci una vita parallela per qualche anno. Comunque, datti da fare nei prossimi mesi!
RispondiEliminain verità a vedere i risultati di quest'anno, direi che il picco erano i 34... :-(
RispondiEliminaOh, grande Gauss, illumina la mia mente ancora una volta!
Beato te, Gauss non ha mai illuminato la mia mente... Diciamo pure che ho capito di essere un buon operaio della matematica.
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