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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament...

La fune

Frutto della cosiddetta "offerta lampo" di Amazon, questo romanzo di Stefan Aus Dem Siepen si è rivelato un ottimo acquisto. È una di quelle storie sorprendenti, che alla lettera significano poco ma che possiedono diversi piani di interpretazione metaforica.

La trama. In un villaggio montano non meglio specificato, un bel giorno appare una fune. Sì, proprio una corda stesa sul prato, senza apparente ragione. Gli abitanti sono curiosi, la fune si srotola all'interno della foresta. La tentazione è troppo forte: pur mancando pochi giorni all'inizio del raccolto, gli uomini del villaggio organizzazione una spedizione per seguire il tracciato indicato dalla corda. Solo un uomo adulto resta a casa, per proteggere le donne e gli anziani da eventuali pericoli.
L'avventura dovrebbe durare lo spazio di una giornata, ma si trasforma ben presto in un enigma insolubile: la fune non sembra avere fine, si snoda nel bosco per chilometri, e gettare la spugna prima di aver risolto il mistero sarebbe uno smacco. Subito un membro della spedizione si infortuna, e viene ricondotto al villaggio per le cure mentre gli altri continuano a camminare. Le donne sono preoccupate, è tempo di andare per campi prima che i temporali distruggano il raccolto: che fare, attendere il ritorno di mariti e fratelli, o cercare di arrangiarsi?
Nel frattempo i lupi accompagnano minacciosi il passo di quelli che sono partiti, mentre la fune è sempre lì, infinita e magnetica. La comitiva arriva, affaticata, ad un villaggio deserto, le case in ordine ma abbandonate dai proprietari. Pur con qualche remora, il gruppo sottrae l'indispensabile per proseguire il cammino: qualche arma, un po' di cibo conservato, scarpe e vestiti di ricambio.
Prima una feroce tempesta e poi l'attacco del branco di lupi ostacola gli uomini, che pure se la cavano senza perdite eccessive. Ma un'altra sorpresa li attende, ancora più beffarda...

Come dicevo, la storia non ha un significato letterale ben definito. È evidente che non può esistere una fune infinita che attraversa una foresta quasi incontaminata. Sono molteplici, al contrario, le interpretazioni sul piano simbolico: la fune può essere il bisogno di emancipazione dell'uomo, la necessità di superare la quotidianità anche a costo di correre qualche rischio. Ma sembra affermarsi anche una lettura in chiave religiosa: gli uomini non sanno accettare la presenza dell'elemento nuovo, non hanno fede in ciò che non hanno costruito con le loro mani. Forse quella fune è la manifestazione della divinità che mette alla prova l'orgoglio umano?
Ognuno scelga l'interpretazione più gradita, ma non si illuda di pervenire ad un chiarimento definitivo.

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