No, non
Betty di Georges Simenon, ma
Betty di Roberto Cotroneo. Innanzitutto, non avevo mai letto un romanzo di questo autore, che conoscevo solo in qualità di corsivista del Corriere della Sera.
Il libro è una giostra (alla fine forse fin troppo vorticosa) che ruota attorno ad un tipico trucco letterario: quello del manoscritto rinvenuto per caso sul tavolino di un bar.
Porquerolles, piccola isola magnifica al largo della Costa Azzurra. L'Io narrante è seduto ad un caffè, e si accorge di un fascio di fogli abbandonato sul tavolo. Ha tutta l'aria di essere un manoscritto del famoso scrittore Georges Simenon, che fu un frequentatore abituale dell'isola. È scritto in forma di diario, e come tale viene riportato. In una delle ultime estati della sua vita (Simenon muore nel 1989), ammalato e soprattutto stanco di vivere dopo la tragedia del suicidio della figlia Marie-Jo, lo scrittore belga viene avvicinato da un fotografo, Marc, che gli propone alcuni ritratti.
Simenon non ama essere fotografato, e gli propone invece di ritrarre la vita degli isolani, sorpresi nelle incombenze quotidiane. Marc accetta, e presto gli presenta le prime stampe: una donna molto bella, vagamente misteriosa e riservata, sembra apparire ripetutamente. Dopo pochi giorni, quella donna emerge dalle acque del mare, con tutta evidenza strangolata.
Iniziano le indagini, affidate al commissario della gendarmeria locale. Simenon è presto coinvolto a causa delle fotografie, ma ci sono particolari poco chiari. Perché la donna si faceva chiamare Betty, come la protagonista di un famoso racconto dello scrittore? Perché sembrava ossessionata dai romanzi di Simenon? Tutti si aspettano che il padre letterario dell'ispettore Maigret faccia luce sull'omicidio che ha sconvolto la tranquilla routine di Porquerolles.
È difficile riassumere oltre la trama, che si dipana fra una sorta di auto-analisi psicologica di Simenon e la realtà dei fatti. Nelle ultime pagine il lettore assiste ad un gioco di incastri in cui i livelli di inganno si moltiplicano, i personaggi diventano a turno colpevoli di un crimine complessivamente ridicolo e penoso.
Avendo ormai una conoscenza piuttosto buona dei principali romanzi di Simenon, immagino di essere stato avvantaggiato nella comprensione dei riferimenti incrociati alla produzione dello scrittore. I riferimenti alle
Memorie intime sono continui e fondamentali, perché Cotroneo aspira a redigere un testamento postumo. Queste operazioni mi hanno sempre lasciato perplesso: capisco la dignità del romanzo letterario, ma far fare o dire ad un personaggio reale ciò che non ha mai né fatto né detto è irritante. Non è un reato sostenere in un libro di fantasia che Chopin fosse uno spietato assassino, ma ho una preclusione mentale estrema per questi
escamotage.
Una lettura veloce, dedicata agli amanti di Simenon.
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