Una storia di perdenti. Così potremmo sintetizzare
Ci rivediamo lassù del francese Pierre Lemaitre, vincitore del Prix Goncourt 2013.
La trama
Ottobre 1918, la Grande Guerra sta per finire. Dopo quattro anni (per noi italiani è la guerra "del '15-'18", ma il conflittò iniziò nel 1914) di trincee e di morti, il giovane Albert Maillard attende la smobilitazione. È nel battaglione comandato dal tenente Henri D'Aulnay-Pradelle, che contende Quota 113 ai tedeschi. Finora se l'è sempre cavata, e la speranza di salvare definitivamente la pelle diventa ogni giorno più concreta. Certo, non è ancora finita, ma ormai è poco più che routine.
Due soldati sono inviati in ispezione oltre la trincea, ma nemmeno i tedeschi hanno voglia di far baruffa. Improvvisamente, alcuni colpi di fucile stendono i due militari in avanscoperta: il dado è tratto, parte l'ordine di attaccare Quota 113 e si scatena l'inferno.
Albert imbraccia il fucile e schiva i proiettili, striscia nel fango, si imbatte nel cadavere di uno dei due commilitoni usciti per primi. Non capisce, è stato abbattuto da due colpi alla schiena. Salta in una buca, cerca di raccapezzarsi; poi vede il tenente Pradelle chino su di lui, con un sorriso beffardo. E allora comprende che la sua vita sta per finire, Pradelle non lascerà testimoni del suo delitto. Ma ecco che una granata esplode a pochi metri, e Albert è sepolto dalla terra spostata; di fronte a lui una raccapricciante testa di cavallo in putrefazione, che gli garantisce gli ultimi minuti di aria.
Il commilitone Edouard Péricourt, rampollo di una potente famiglia, è ferito ad una gamba proprio sopra la sepoltura di Albert. Ne sente i lamenti, scava con le mani e lo libera. Solo il tempo di riprendere a respirare, ed una nuova bomba fa calare il sipario. Albert riprende conoscenza in ospedale, ha le costole rotte ma nulla di preoccupante. Edouard l'ha protetto con il suo corpo, martoriato dalle schegge: ha perso la mandibola e la lingua, il suo volto è un cratere infetto, la gamba rischia la cancrena. Grazie alla smobilitazione definitiva e alle premure di Albert, se la caverà pur sfigurato e zoppo. Chiede all'amico il favore di nasconderlo, non vuole presentarsi a casa in quello stato. Allora Albert escogita uno stratagemma: scambia i documenti con quelli di un soldato morto, e riesce a farlo tornare a Parigi con una nuova identità.
Ma gli eroi, anzi gli Eroi, sono presto dimenticati in tempo di pace; Albert ed Edouard faticano a mettere insieme il pranzo con la cena, ed il secondo è ormai dipendente dalla morfina. Il resto è la storia, affascinante e molto meschina, di una truffa ai danni dello Stato, con cui i due sperano di prendersi la rivincita. Dovranno vedersela ancora con il capitano Pradelle e con l'unico eroe buono della storia, un oscuro e trasandato ispettore ministeriale.
Acclamato dalla critica e dal pubblico, uscito strategicamente alla vigilia del centenario della Prima Guerra Mondiale, quello di Lemaitre è un signor romanzo. La follia di un ufficiale ambizioso scatena un ciclone che si abbatte su una nazione intera, portando alla luce le miserie umane. Sono tanti i temi toccati da Lemaitre: l'ipocrisia della guerra, l'amicizia e la solidarietà fra compagni di sventura, l'eterno conflitto tra potenti e sottoposti. C'è perfino l'omosessualità latente di Edouard, che tuttavia resta sullo sfondo senza creare complicazioni fin troppo scontate.
Lo sguardo dell'autore non è indulgente, o almeno non del tutto: non ci sono vincitori né vinti, ma personaggi che escono malconci. E finalmente liberi dai fantasmi di una tragedia immane.
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