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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Concorso “Sacré Bleu”: il blu di Simone Secchi

Sono daltonico. L’ho scoperto tardi, a 32 anni suonati, durante una visita oculistica per l’assunzione in università. Non che fosse una sorpresa assoluta, sia chiaro: da piccolo avevo un rapporto piuttosto curioso con i pastelli e i pennarelli colorati. Mi piacevano soprattutto i colori decisi, ed ora so perché: erano quelli che distinguevo meglio, senza possibilità di errore. Fra i colori più nitidi, almeno per me, il blu mi rassicurava. Non sono mai riuscito a capire completamente quella storia delle sfumature, il blu, l’azzurro, il celeste, il misteorioso “carta da zucchero”. Per me il blu era una gamma di frequenze abbastanza ampia, che si distingueva dal rosso, dal verde, dal giallo. Non so perché mi piacesse, ma a sei o sette anni ho cominciato a vantarmi del fatto che il blu fosse il mio colore preferito.
Alle scuole medie, ero forse in seconda, la professoressa di Educazione Artistica ci chiese di raccogliere dai giornali e dai rotocalchi alcune immagini particolari, e di prepararci a commentarle. Ero terribilmente a disagio con l’arte, probabilmente anche per colpa della mia visione imperfetta delle sfumature cromatiche. Decisi di andare sul sicuro, e strappai una pagina da un rotocalco di mia mamma: una pagina quasi interamente blu. La mattina dell’interrogazione, la professoressa mi chiese di giustificare l’uso del blu così intenso in quella campagna pubblicitaria. Ovviamente restai impietrito, io non avevo mai pensato che ci fosse uno studio dietro la scelta del blu. Forse, con l’ingenuità di un ragazzino di tredici anni, pensavo che al grafico piacesse il blu, come piaceva a me. Insomma, feci una figura pietosa, mentre balbettavo colossali sciocchezze all’arcigna insegnante. Appresi in quell’occasione che il blu è il colore dell’eleganza. Non so se sia vero, magari è proprio così. In fondo non era davvero importante. A me interessava soprattutto che i miei occhi non confondevano il blu come confondevano i toni del rosso e del giallo. Magari sarà elegante, ma quello che conta è che il blu sia blu anche per me.

(Testo originale qui)

Commenti

  1. carta da zucchero che? Mio buon simone, come ben noto gli uomini vedono in basic (rosso, giallo e blu)... solo alla donne è dato il dono di conoscere l'esistenza di "terra di siena", "malva", e altri simili colori immaginari... :-D

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  2. Hai ragione, era l'espressione che usava mia mamma quando ero piccolo :-)

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