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Riflessioni sull'insegnamento

  Corrono tempi alquanto peculiari nell'ambiente universitario. Bisogna premettere, doverosamente, che l'accademia italiana è stata a lungo un territorio vetero-feudale, cioè governato in larga misura dall'operato dei singoli docenti. Per essere concreti, tutti abbiamo sentito parlare dei famigerati professori "che non promuovevano nessuno", o di quelli che "passavano tutti al primo appello." In queso senso, i corsi di laurea avevano una trama comune piuttosto sfilacciata. Oggi tutto sta cambiando, e piuttosto velocemente. Dall'alto (nel senso di: governo, Europa, Mondo, Universo) arrivano pressanti richieste di trasparenza e omogeneità. Se un docente del 1985 poteva permettersi di insegnare praticamente ciò che voleva all'interno dei suoi corsi (con qualche vincolo, ma non troppo stringente), oggi si respira un'aria di regolamentazione sempre più forte. Questa regolamentazione non tocca, almeno in prima battuta, i contenuti degli insegnament

Firenze Santa Maria Novella


Sono a Perugia, per un convegno. Grazie (grazie?) alle coincidenze ferroviarie ho trascorso un'ora nella stazione di Firenze Santa Maria Novella. Non so perché, eppure Firenze mi emoziona.
Sinceramente non conosco affatto questa città: l'ho vista, di corsa, in occasione di una gita scolastica di tantissimi anni fa. Ricordo soprattutto il caldo infernale, i turisti e un pranzo a base di prosciutto e pane sciocco. Eppure, senza apparente ragione, l'aria di Firenze mi fa sentire a casa.
Il mio principale legame, se così posso dire, con il capoluogo toscano è l'amicizia con una ex-coinquilina dei tempi del dottorato. Fiorentina doc, mi parlava sempre male della sua città ed infatti si è trasferita a Trieste. 

Anche la stazione ferroviaria mi sembra speciale: ricordo le strofe della canzone di Pupo, "la notte qui non è come a Milano / o a Roma sempre piena di casino. Firenze Santa Maria Novella in festa / per lui che va, per lei che resta..."
In questa stazione trovi i giapponesi con i piedi doloranti dopo aver visitato gli Uffizi, trovi i pendolari della regione, trovi i milanesi che vanno in campagna e i romani che vanno al nord. Ci sono personaggi che, a Como, chiameremmo balordi; ma qui non ci sono commenti disumani o viaggiatori terrorizzati dalla loro presenza. Certo, c'è il tizio che parla con la sua bottiglia di birra, c'è la signora che trascina i suoi cenci sporchi verso un angolo, e ci sono anche i poliziotti in servizio. Eppure non chiedono i documenti a tutti gli stranieri come in stazione Centrale a Milano, e non perquisiscono "i sospetti" con il cane antidroga come a Chiasso. E Firenze SMN non è neppure quel gioiello di pulizia e ordine che è Trieste Centrale, per carità. Però, quando devo aspettare la coincidenza per Milano o per Perugia, non ho paura di essere pugnalato/rapinato/mitragliato/perquisito/inquisito/sequestrato. Forse sarà la vicinanza con l'omonima chiesa, che rende l'atmosfera più pacifica ed accogliente.

Sono tutte congetture. Resta il fatto che, pur non avendo mai messo piede fuori dall'uscio della stazione, a Firenze mi sento a casa.

Commenti

  1. la prossima volta tra un treno e l'altro mettici 4 ore e girati un poco la città...
    chi era la tua coinquilina che si è trasferita a trieste?

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